domenica 08 Settembre 2024,

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Approvazione del nuovo Pua: tema fondamentale anche per Terracina

scritto da Redazione
Approvazione del nuovo Pua: tema fondamentale anche per Terracina

Ormai anche se da anni si attende un intervento normativo per disciplinare la materia si può ragionare su alcuni aspetti fondamentali.

Ad oggi le concessioni degli stabilimenti balneari e degli ormeggi turistici dovranno essere riassegnate entro il 2024 attraverso delle gare pubbliche, prevedendo degli indennizzi per i precedenti titolari a carico dei nuovi gestori, che riconoscano sia il valore aziendale che gli investimenti non ancora ammortizzati.

È quanto prevede la bozza di legge che probabilmente verrà formalizzata a breve bozza che trae i principali principi dalla preposta risale al governo Draghi.

La riforma complessiva del demanio marittimo dopo anni di confronti con le associazioni di categoria e con le forze politiche darà luogo ad una svolta epocale per la gestione dei 7500 chilometri di costa italiana, introducendo «l’affidamento delle concessioni sulla base di procedure selettive nel rispetto dei principi di imparzialità, non discriminazione, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità» e precisando che i futuri bandi dovranno tenere «adeguata considerazione degli investimenti, del valore aziendale dell’impresa e dei beni materiali e immateriali, della professionalità acquisita nonché della valorizzazione di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori, della protezione dell’ambiente e della salvaguardia del patrimonio culturale.

In sostanza, le riassegnazioni tramite evidenza pubblica dovranno privilegiare gli imprenditori con esperienza nel settore e in caso di perdita dell’azienda, al precedente gestore verrà corrisposto un adeguato indennizzo.

La definizione delle procedure pubbliche per l’affidamento delle concessioni andrà decisa sulla base di «requisiti di ammissione che favoriscano la massima partecipazione di imprese, anche di piccole dimensioni, e di enti del terzo settore», nonché di una «adeguata considerazione, ai fini della scelta del concessionario, del rapporto tra tariffe proposte e della qualità e delle condizioni del servizio offerto agli utenti, alla luce del programma di interventi indicati dall’offerente per migliorare l’accessibilità e la fruibilità del demanio, anche da parte dei soggetti con disabilità, e della idoneità di tali interventi ad assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’ecosistema.

Ancora, in fase di gara ai fini della scelta del concessionario bisognerà tenere conto della «facoltà di valorizzare il bene» nonché «dell’esperienza tecnica e professionale già acquisita in relazione all’attività oggetto di concessione o ad analoghe attività di gestione di beni pubblici,secondo criteri di proporzionalità e di adeguatezza e, comunque, in maniera tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori.

I bandi dovranno altresì privilegiare «la posizione dei soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura selettiva, hanno utilizzato la concessione quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.
La riforma dovrà introdurre anche altri aspetti non secondari per il settore, come il rispetto di un «adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate» e la «definizione di una quota del canone annuo concessorio da riservare all’ente concedente e da destinare a interventi di difesa delle coste e di miglioramento della fruibilità delle aree demaniali libere.

Sarà poi necessario differenziare il canone in ragione della valenza turistica della località di cui si tratta.

Le diverse località turistiche saranno classificate ad esempio in categorie A, B e C sulla base dei criteri armonizzati sul piano nazionale sulla base del requisito di alta, normale e minore valenza turistica, sentiti i comuni competenti per territorio e tenuto conto tra l’altro dei seguenti elementi:


a) caratteristiche fisiche, ambientali e paesaggistiche;


b) grado di sviluppo turistico esistente;

c) stato delle acque con riferimento alla balneabilità;

d) ubicazione ed accessibilità agli esercizi;


e) caratteristiche delle strutture, delle attrezzature e dei servizi, nelle tipologie di insediamento.


Per quanto riguarda la durata delle nuove concessioni assegnate tramite gara dovrà coprire un periodo non superiore a quanto necessario, per garantire al concessionario l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati dall’ente concedente in sede di assegnazione della concessione, e comunque da determinarsi in ragione dell’entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare certamente un lasso di tempo non inferiore a 15-20 anni come avviene in altri stati europei.
E’ appena il caso di ricordare che storicamente, gli stabilimenti balneari italiani hanno visto succedersi nella loro gestione il padre al figlio, il nonno al nipote.

Si è quindi determinato un fenomeno di “spontaneo trasferimento trans generazionale”, attraverso il quale le abilità e le tecniche di gestione, sempre migliorative, hanno raggiunto parametri qualitativi ineguagliabili.

Questo fenomeno è tipico di ogni attività artigianale, sviluppatasi sul territorio italiano ed ha determinato l’eccellenza del made in Italy nel mondo.

Anche se vi sono tantissime attività acquistate l’anno precedente all’elaborazione della direttiva europea.

Difficilmente la brusca sostituzione d’impresa che inevitabilmente, prima o poi, sarà attuata, permetterà il mantenimento di standard così elevati per l’accoglienza. Detto questo, occorre ora fare in modo che il valore aziendale trasferito venga indennizzato nel modo adeguato.

Il rischio è costituito da una valutazione riduttiva del c.d. “avviamento commerciale” dell’azienda balneare. I balneari chiedono che la valutazione proposta sarà realizzata non basandosi su semplici criteri ragionieristici, ma considerando il valore reale del brand, accresciuto da investimenti generazionali e dalla sua conoscibilità del brand da parte di una stese fascia di popolazione locale o regionale (per alcuni stabilimenti balneari il brand ha rilievo nazionale).

Al fine di evitare quello che appare come un vero e proprio “esproprio di stato”, occorre stabilire, nella totale assenza di regole certe, un criterio valutativo scientifico, standardizzato, premiale nei confronti di chi tale brand ha costruito con il sudore della fronte. . Per esempio, il valore di uno stabilimento balneare già in attività non dipende solo dalla qualità dell’arenile, ma anche dall’imprenditorialità del gestore, che tramite i servizi proposti riesce a differenziare la sua offerta e a fidelizzare la clientela. Infatti, il valore di un’autorizzazione per gestire uno stabilimento già esistente (e noto al pubblico) è ben superiore al valore di una nuova autorizzazione per lo sfruttamento di un arenile ancora libero, o a un’autorizzazione per uno stabilimento di qualità più modesta.

Il diverso valore non necessariamente dipende dalla qualità della risorsa originaria, l’arenile, ma anche (e forse soprattutto) dagli investimenti materiali effettuati dal gestore e immateriali (per esempio, personale, pulizia, distanza degli ombrelloni, promozione del territorio mediante la promozione di eventi di diversa natura in grado di intercettare un numero assai elevato di turisti.

Generalmente, nel valutare una stessa azienda, i periti utilizzano più metodologie contemporaneamente, cercando di arrivare a fornire dati meno discrezionali e permettendo di individuare un intervallo di valori anziché un valore unico.
Per l‘atto di indirizzo per le evidenze pubbliche che dovranno essere predisposte prima della fine dell’anno 2024, è fondamentale rendere ancora più specifici gli indirizzi dei nuovi bandi inserendo anche gli aspetti di gestione ambientale della costa. Non si può infatti parlare solo di concessioni balneari e di destagionalizzazione senza vigilare sui tratti di costa erosi (avanzamento e arretramento) e senza considerare il rischio geologico e idro geomorfologico o senza introdurre vincoli sulle strutture in muratura favorendo o garantendo regole costruttive che coniughino amovibilità, resistenza e sicurezza.

Altro motivo di riflessione è la necessità di un rinnovato rapporto mare-entroterra per estendere la stagione, ove di interesse, ben oltre i pochi mesi estivi (di cui le vere settimane piene sono sempre meno mentre aumentano i week end pieni e gli infrasettimanali vuoti).

C’è molto fervore intorno a questo tema, i principali programmi europei di cooperazione internazionale, che propongono di progettare sul turismo sostenibile, riportano l’interazione mare-entroterra come uno degli obiettivi primari per alleviare almeno in parte la concentrazione di turisti in queste aree.

Non è vero che per godersi la bellezza del mare in inverno bisogna andare per forza ai Tropici, o in qualche paese dall’altra parte del mondo rispetto all’Italia.

Certo: nella stagione invernale i bagni a mare nelle regioni italiane sono piuttosto rari, anche se non mancano giornate nelle quali la temperatura sale e consente anche ai meno freddolosi di fare un tuffo.

Terracina è sicuramente una meta apprezzata da molti per le sue lunghe e belle spiagge ma noi Terracinesi assicuriamo che è molto di più di una meta prettamente balneare.

Terracina è un piccolo gioiellino con bellezze storiche e architettoniche da vivere tutto l’anno.

Soprattutto per i turisti provenienti dai paesi europei che hanno un clima freddo in inverno. E soprattutto gli stabilimenti balneari ( o quantomeno chi decide di farlo) dovrebbero aprire a marzo e chiudere a Dicembre magari in occasione dell’ormai tradizionale bagno di santo Stefano.

Il che avrebbe enormi benefici occupazionali, che non devono per forza essere limitati al periodo estivo.

Infatti le ricadute positive sul lavoro sarebbero ancora maggiori se si varasse un progetto concreto di destagionalizzazione per permettere alla città di valorizzare la propria offerta turistica per almeno 10 mesi.

Una stagionalità più lunga sarebbe una grande opportunità per le imprese soprattutto nella nostra città che soffre una stagionalità ingiustamente breve, e migliorerebbe le prospettive occupazionali.

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