«Stimolati dalla temeraria verve comunicativa del non più tanto “neo-sindaco”, Coletta, facciamo il nostro personale bilancio, da semplici cittadini, dei due anni trascorsi di amministrazione a guida “Latina Bene Comune”.
Lo facciamo, volutamente, al netto di tutta la retorica del “passato” che, in mancanza di altri argomenti, sta invece tanto cara al sindaco per le suggestioni che naturalmente evoca ma offre il fianco ad una lettura dei dati amministrativi distratta e assai poco ancorata alla realtà.
Insomma qualcuno dovrebbe avvisare questo sindaco che la campagna elettorale si è esaurita da tempo e che più che di suggestioni la città ha bisogno di essere amministrata, nel rispetto del mandato ricevuto dai cittadini elettori.
L’altro pomeriggio abbiamo assistito, invece, al precoce declino di un sindaco in chiara difficoltà, ormai ristretto nel suo fortino con intorno il suoi pochi collaboratori e supporters più affezionati, in evidente crisi di popolarità e di consensi come peraltro dimostrano le ultime competizioni elettorali in cui non ha esitato a schierarsi facendo cadere la maschera “civica” utilizzata due anni fa per essere eletto.
Ma non è questo che interessa, ciò che interessa è la drammatica crisi in cui versa la città dopo due anni di inconcludenza e di non amministrazione.
Il sindaco, sostanzialmente, al netto della retorica e della banale ricerca dell’effetto autocelebrativo che ormai costituisce una costante delle sue “uscite”, ci ha “spiegato” che questi in questi anni, due, le sue attività al Comune si sono ridotte a stendere alcuni “regolamenti” per disciplinare le attività, peraltro inesistenti, dei suoi Consiglieri e della sua Giunta.
Tutto qui, della città non c’è traccia nel suo discorso, dei problemi dei cittadini non se ne parla neanche.
E invece i problemi di sempre ci sono, eccome. Sono rimasti tutti lì, irrisolti e più acuiti di prima: il problema di una diversa regolamentazione della ZTL è rimasto intatto, in piena continuità con la Giunta Di Giorgi; così come il problema del decoro urbano, del verde pubblico, delle strade, dei marciapiedi dissestati sono rimasti come prima se non peggio; il ripristino del mercato annonario divenuto sede di barboni e degrado; i problemi delle periferie, della marina, del teatro, dei piani urbanistici, di un’economia sempre più depressa e del lavoro che manca. Nulla in due anni si è mosso, nulla è cambiato.
All’inizio si era detto che occorreva dare tempo, e a chi da subito aveva fatto notare che la “squadra” di assessori di cui si era contornato Coletta fin dall’inizio appariva deboluccia e non all’altezza dell’arduo compito, veniva risposto che si sarebbe dovuto valutarli nel tempo.
Il “tempo”, questa ulteriore suggestione abusata fino alla noia dal sindaco Coletta. Il “tempo”, come se il tempo riuscisse da solo a curare tutti i mali e risolvere tutti i problemi, però è soprattutto galantuomo e prima o poi arriva a chiedere il conto a chi amministra delle cose fatte e di quelle non fatte: e il conto di questa amministrazione Coletta parla solo di cose non fatte.
Degli assessori, in questi due anni, si è sentito parlare non per ciò che hanno fatto ma esclusivamente perché un numero notevole di essi, cinque per l’esattezza su nove, per alterne vicende (alcune anche giudiziarie con buona pace della propensione alla retorica di questo sindaco che si ammanta di grandi doti “etiche” nelle scelte dei suoi più stretti collaboratori) hanno rimesso il loro mandato.
Ha iniziato Costanzo, rimettendo nelle mani del sindaco il mandato di assessore all’Organizzazione e al Personale. Poi è stata la volta di Buttarelli, il “super” assessore all’Urbanistica, Lavori Pubblici e Trasporti fortemente voluto da Coletta aveva in mano proprio tutto nel capoluogo: edilizia scolastica, viabilità, strade, opere pubbliche, bando trasporti, marina, programmazione urbanistica. E’ subito capitolato, travolto dalle inchieste giudiziarie riguardanti precedenti incarichi ricoperti al Comune di Cisterna: inevitabile l’uscita di scena dalla giunta Coletta.
Ora sono altri tre assessori a gettare la spugna: è la volta, annunciata, di Costanti (Attività Produttive); Capirci (Bilancio); Di Muro (Cultura).
Si tratta, come è facile notare, non di ruoli e competenze di secondo piano, ma di settori “chiave” e decisivi nella vita amministrativa di una città. E allora la risposta al “non fare” è evidente che è tutta lì, non nel “tempo”, ma in quel dubbio iniziale di inadeguatezza della squadra di cui Coletta ha deciso di contornarsi guardando esclusivamente, e con colpevole miopia, non alle eccellenze di cui la città è ricca in tutti i settori, ma esclusivamente nel recinto stretto del suo cortile. Quel dubbio liquidato frettolosamente come immotivato e prematuro, invece, col passare del tempo, si è rafforzato fino a diventare certezza negli stessi protagonisti che hanno gettato, tardi, la spugna dopo aver tenuto la città nell’immobilismo più assoluto.
E questo cosa significa, che ora avremmo bisogno di altri due anni di rodaggio perché i nuovi assessori possano iniziare a produrre qualcosa? Questo quali costi ha per la città? E’ chiaro che un sindaco che sbaglia la scelta dei suoi collaboratori e in soli due anni è costretto a cambiare ben 5 assessori, e tutti in ruoli chiave e determinanti, non è in grado di porre in essere una seria programmazione degli interventi e determina una situazione di grave sofferenza per la città.
La vera causa della mancanza assoluta di risultati e della sofferenza della città va individuata in questi gravi errori di valutazione imputabili a nessun altro se non al sindaco.
Di questo avremmo voluto sentire parlare i sindaco l’altro giorno nel suo discorso di metà mandato, del perché la sua giunta non ha funzionato e non ha prodotto risultati, ma lui ha preferito, in assoluta sintonia con il personaggio per come abbiamo avuto modo di conoscerlo finora, deviare e parlare d’altro mettendo al centro non i problemi della città ma un piccolo discorso autocelebrativo fondato sul nulla».
Lo scrive in una nota l’ex consigliere comunale Alessandro Aielli.