Il racconto, sconcertante, di una odissea quasi istituzionalizzata.
Riceviamo e integralmente pubblichiamo.
“Ti scrivo per denunciare un episodio (non infrequente, almeno per quanto mi riguarda) di disagio legato al mondo dei trasporti.
Mi riferisco, ovviamente, alla tratta Cotral Terracina – Monte San Biagio.
Veniamo al dunque.
Io sono da giorni all’ospedale di Terracina (frattura del femore) e alle ore 14 circa mia moglie, che era venuta a trovarmi, se ne va, annunciandomi che sarebbe andata a Roma per controllare casa.
Io le ho chiesto se avesse intenzione di prendere l’autobus per Monte S. Biagio.
Alla sua risposta affermativa mi sono messo le mani nei capelli.
Piccolo pisolino post prandiale.
Alle ore 16,15 circa squilla il mio cellulare: è mia moglie.
È alla fermata Cotral di via Lungolinea Pio.
Io avevo immaginato che fosse arrivata a Roma. “Sono alla fermata da un’ora – mi dice – e con me ci sono altre persone che aspettano”.
Adesso io mi chiedo se la colpa maggiore sia di chi ci governa a vario titolo o se non sia la nostra, che accettiamo in maniera “ovina” situazioni che definire vergognose è riduttivo, non fosse altro per la loro ridondanza”.
Giacomo Valle
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