«E ci risiamo, e chissà quante volte dovremmo ricordarlo che le piazze incasinate, dove si beve a qualunque ora della notte, maggiorenni e minorenni, quelle piazze che hanno subito una inesorabile trasformazione e uso e consumo dei locali senza un briciolo di programmazione del territorio, delle aree urbane centrali e decentrate. Senza pensare che attorno non ci sono solo i locali ma anche e soprattutto palazzi, dove abitano le famiglie, e hanno diritto al sacrosanto riposo. Piazze lasciate a sé stesse, ad un puro autogoverno, dove, nella migliore delle ipotesi, qualcuno, anche minorenne, finisce al pronto soccorso per quanto alcool ha nel corpo. E nella peggiore ci scappa la rissa tra giovani ubriachi che pensano di divertirsi lasciando bisogni di vario genere per strada o sulla spiaggia. Governo della città assente, sindaco assente, amministrazione assente. Un ambito che non è stato cucito dalla politica, la quale ha abdicato al ruolo di guida e di governo del territorio, con un patto non scritto ma accettato, quello del lasciar fare, il più terribile comandamento del profitto e dell’egemonia dell’interesse particolare, da quello più eclatante a quello più insignificante. Le funzioni economiche più rilevanti della nuova città, di questa città che viviamo, non potevano che produrre corti circuiti, dei quali i più evidenti sono quelli che subiamo a livello della mobilità e della fruizione dei servizi collegati al “consumo”. Questi ultimi, in gran parte, utilizzati prevalentemente da giovani e nelle ore notturne.
Non bastano i controlli, ci vuole la Politica
Non bastano i controlli delle forse dell’ordine se non si associa una politica di concertazione con i gestori, se non si decide che il tema non è solo il controllo ma soprattutto culturale. Se non si mettono in primo piano i giovani con i giovani. Se non si concerta un piano di comunicazione e sensibilizzazione che parte dalle piazze con una presenza costante del governo la città. E questo solo per stabilire un punto di brevissimo periodo. Nel medio e lungo la questione e puramente politica e riguarda la visione di sviluppo della città, anche e soprattutto turistico, che è la primaria e sacrosanta fonte economica di questo territorio. Sarà difficile invertire la rotta e fare degli spazi cittadini luoghi “neutrali” e aperti al benessere di tutti, se da ora non proviamo a riprendere nelle mani della politica il governo del territorio. Se non proviamo a ridisegnare “la nuova città”, fatta di reti, progetti di rigenerazione dei quartieri, trasporti pubblici e vie d’acqua, piste ciclabili, solo per citare alcuni punti cardine. Un paesaggio continuo, vissuto e civile, di mare, di collina, di campagna e borghi, di canali, di ponti. Una “nuova frontiera”, dove tutti, ed in primo luogo i giovani, possano partecipare.
Siamo in grado di fare tutto questo?!
Noi ci siamo.»
I commenti non sono chiusi.