Quella che raccontiamo è un’altra storia, forse poco accorta di gestione congiunta con altri enti sovracomunali dei beni culturali e storici della città.
Visto che da qualche giorno siamo in argomento, portiamo alla memoria i sondaggi che la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio realizzò nell’area dove insiste il distributore Agip di via Roma.
Luogo nel quale si riportava alla luce un complesso termale, già individuato in precedenti indagini, nel corso delle quali fu rinvenuto un frigidarium e la statua di una divinità giovanile identificabile con Giove Anxur, la prima rappresentazione in marmo di questo dio che a Terracina godeva di particolare devozione.
Una grande sala adibita a caldarium in eccellente stato di conservazione, manufatto contornato da tre gradini per la discesa e la seduta nell’acqua interamente foderati di lastre di marmo che rivestivano anche il fondo situato a tre metri di profondità, dove fu ritrovata la statua marmorea di Diana, parzialmente mutila agli arti e priva della testa (poi ritrovata), databile nel I-II sec.d.C.
La dea, dalle forme salde e giovanili, è rappresentata nella iconografia consueta di cacciatrice, vestita con corto chitone, mantello arrotolato intorno ai fianchi e faretra per le frecce sul dorso.
In quei giorni di scavi e scoperte incredibili, molti cittadini auspicavano la continuazione dei lavori finalizzati nel precisare le dimensioni e l’organizzazione funzionale sia dell’impianto termale sia dell’assetto della “Terracina bassa” nella quale la struttura era inserita, oltre alla possibilità futura di fruizione pubblica dello spazio archeologico.
Ma niente, forse per mancanza di fondi o di altra progettualità rispetto anche all’azienda che nelle vicinanze esercita l’attività, gli enti concordarono di ricoprire il “tesoro archeologico” con uno strato di bitume sul quale venne realizzato un parcheggio a pagamento e pochi metri più avanti la costruzione più brutta della storia urbanistica di Terracina: un ascensore che non sale e non scende.
Divenuto negli anni un muto, immobile, quanto costoso guardiano di un’area archeologica di oltre 2.000 anni, interamente “bitumata”.
e.
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