Noi della Cisl Medici Lazio lo avevamo scritto e quindi avevamo ingenuamente sperato che l’emergenza Covid, oltre che costituire un duro banco di prova per il SSN potesse anche essere una occasione per ripensare la sanità pubblica italiana, da troppi anni trascurata, depotenziata, definanziata. Lo abbiamo detto e lo speravamo in tanti.
Le premesse c’erano tutte: la nuova consapevolezza dei punti critici del SSN (se mai ce ne fosse stato un ulteriore bisogno) che sono drammaticamente esplosi sotto lo stress della pandemia; la notevole preoccupante eterogeneità delle azioni e reazioni messe in atto dalle diverse sanità regionali, con esempi virtuosi di ottimizzazione ed efficienza ma anche prove di pesanti incapacità legate a storiche carenze strutturali e di risorse umane; ma soprattutto l’occasione di un rifinanziamento straordinario della sanità pubblica reso possibile da fondi nazionali e comunitari mai visti nei bilanci degli ultimi decenni.
Si sperava quindi che almeno la fase della cosiddetta “ripartenza” fosse un banco di prova per riprogrammare per tempo la ripresa delle attività nei reparti ospedalieri e sul territorio, anche in considerazione degli importanti finanziamenti dedicati ad esempio all’incremento delle ore di specialistica ambulatoriale finanziata alle ASL con 6 milioni per il 2020-21 con il DL del 9/3/2020.
Sono recentissime le nostre note in cui invitavamo le Direzioni Aziendali ad affrettarsi a programmare questi aumenti orari per la specialistica già coperti dai finanziamenti, che avrebbero dato un forte contributo allo smaltimento delle numerosissime prestazioni in sospeso e che sarebbero poi rimaste come cumulo di ore strutturali anche per il dopo-emergenza in una sanità regionale che non ha mai brillato per brevità delle liste di attesa.
Per tutta risposta invece il 3 giugno 2020 è stato emanato dalla Regione Lazio il DCA 71 che, invece di privilegiare e ristrutturare la sanità pubblica – ripartendo da quella – per investire su un servizio sanitario universalistico, pubblico e gratuito ha deciso di aprire in un colpo solo all’acquisto dai privati di tutte le prestazioni di specialistica ambulatoriale ad oggi comprese nel nomenclatore tariffario regionale.
Il tutto a nemmeno un anno dal DCA del 25/07/19 della stessa Regione Lazio che relativamente al Piano regionale per il Governo delle liste di Attesa 2019-2021 affermava che “… il ricorso a prestazioni aggiuntive o alla contrattualizzazione di ulteriori volumi di prestazioni potrà essere contemplato solo dopo aver valutato la possibilità di incremento della produzione delle strutture a gestione diretta attraverso il recupero di efficienza o il ricorso a nuove assunzioni di personale”.
La Cisl Medici ha già più volte detto non accettiamo l’ipotesi della semplificazione dell’acquisto di prestazioni dal privato se il prezzo è quello di rinunciare ad una visione di prospettiva di rilancio della sanità pubblica.
Ci sono altre soluzioni che possono e devono essere praticate prima di questo passo:
A questo proposito la Cisl Medici sta attivamente promuovendo in tutte le Asl regionali le domande di completamento orario a 38 ore per gli specialisti ambulatoriali interni a tempo indeterminato che lo richiederanno, che da anni dedicano le proprie energie al SSR e che sono oggi beffardamente messi da parte nel colpevole silenzio di coloro che, solo a parole, si ergono ogni giorno a difesa della nspecialistica convenzionata interna.
Luciano Cifaldi, segretario generale Cisl Medici Lazio
Benedetto Magliozzi, segretario generale Cisl Medici Roma Capitale/Rieti
Dott. Giuseppe Pergola e Dott. Nicola Buonaiuto, Area Specialisti Ambulatoriali Interni della Cisl Medici Lazio