La sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, che boccia senza appello il Decreto legislativo per il riordino delle Province, avrebbe dovuto indurre il Governo a riflettere seriamente, abbandonando definitivamente la linea subalterna e demagogia dell’antipolitica e del peggior populismo.
Le riforme non sono e non devono essere un tabù per nessuno ma, nel caso di specie, vanno fatte all’interno di un quadro di riassetto istituzionale di riorganizzazione generale dello Stato, come inequivocabilmente sancito dalla Corte Costituzionale.
Invece stiamo assistendo ad una reazione nervosa e scomposta che offende il comune senso del pudore, ferisce la democrazia e lede gravemente il prestigio stesso della suprema Corte Costituzionale.
In questo modo i rappresentanti del Governo credono di poter alzare illusoriamente una sorta di “paravento” dietro al quale nascondere le vere vergogne dei costi della politica, dovuti essenzialmente ai loro privilegi e alle gravissime inefficienze politiche e burocratiche accumulati da troppi anni dallo stato accentratore e rapace.
A questo punto, prima ancora delle Province, si pone l’urgenza per il popolo italiano di salvaguardare il prestigio della Corte Costituzionale e l’articolazione democratica dei poteri dello Stato e, quindi, delle Autonomie Locali.
Ci sono tutte le condizioni per un intervento urgente ed autorevole del Presidente Napolitano. Pertanto sono convinto che il Presidente della Repubblica saprà far valere, ancora una volta, le sue prerogative di garante supremo della Costituzione repubblicana.