Le Acli provinciali di Latina hanno mantenuto in questi mesi un profilo di responsabile moderazione nella espressione esterna della opinione diffusa nella stessa organizzazione sulla emergenza idrica. Vale la pena ricordare come le Acli stesse siano state promotrici del referendum vinto nel 2011 sulla gestione pubblica dell’acqua e nello stesso anno, a sei mesi dal referendum, abbiano organizzato a Roma una marcia a cui parteciparono circa 100.000 persone, con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica. A distanza di qualche anno si è costretti a constatare come neanche 10 comuni siano ritornati al sistema pubblico.
“Più volte, a vari livelli, abbiamo ribadito che quel referendum è stato disatteso – afferma il presidente provinciale Maurizio Scarsella – e come questa situazione di non rispetto della democrazia abbia portato a una situazione critica dal punto di vista sociale ed economico. Non possiamo considerare quanto sta accadendo un risultato delle scarse precipitazioni invernali, perché l’acqua che c’è spesso viene dispersa in reti obsolete. È il pubblico che deve avere la responsabilità dell’acqua data la strategica importanza”.
“C’è una crisi idrica ma anche una crisi sociale determinata da questa – gli fa eco Nicola Tavoletta, presidente provinciale e commissario regionale di Acli Terra – che va assolutamente condotta nella armonia del rapporto tra comunità e natura. Ora vi è una realtà speculare che proietta nell’economia e nel lavoro degli agricoltori e degli operatori del turismo i danni maggiori ma che provoca scompensi nella stessa armonia sociale. Le Acli provinciali di Latina si sentono responsabili nel voler condurre, tramite la propria organizzazione, le migliori informazioni ed orientamenti ai cittadini perché ci siano meno disagi possibili, mentre i tecnici lavorano. Nel momento della decisione della politica, quando tornerà a piovere, ricorderanno il referendum del 2011 come strada unica decisa dalla volontà popolare”.