Sembra riscuotere un grande favore il sogno di un’agricoltura che guardi al passato. In nome di tradizioni che sarebbero tutte da ripristinare vi sono diverse pulsioni, tutte in buona fede, che spingono al recupero di una ruralità ed una cultura che ai più pare dimenticata.
Insomma si cerca nel mondo attuale un ritorno alla restaurazione di tempi, luoghi, modalità e culture contadina e pastorale con la convinzione che questo ritorno “ai bei tempi che furono” sarebbe idoneo, produttivo, sano, salubre e sostenibile.
Certamente l’umanità ed i governi del mondo debbono porsi il grande problema della compatibilità tra agricoltura e impatto ambientale.
Ma ci si deve anche porre il problema, non completamente risolto, di come sostenere un’alimentazione sana, buona , equa e giusta per tutti.
Sono i principi dello Slow Food ITALIA, movimento culturale ed economico di alto profilo, che sostiene e difende tradizioni alimentari e difesa dell’ambiente.
Aggiungo, solo per essere puntiglioso, che il cibo, nel mondo, deve avere anche un altro requisito da sommare a quelli appena citati (sano, buono ,salubre, equo e giusto) : deve essere ACCESSIBILE a tutti.
Alla portata di tutti. Soprattutto disponibile economicamente, ma non solo.
Non sono un fautore spassionato del famoso Kilometro Zero , inteso come indice di qualità e di valore aggiunto.
Penso ai grandi prodotti agroalimentari che hanno creato l’immagine di una nazione come la nostra nel mondo intero.
Penso al Parmigiano Reggiano e al Prosciutto di Parma. Penso alla mozzarella di Bufala Aversana, penso alla Pasta di Semola di Gragnano. Siamo il paese con la più alta densità di prodotti gastronomici classificati (DOPO IGT STG) che si trova nei 5 continenti. Che senso avrebbe conservare nei propri territori tanta ricchezza mettendo come primo valore il KM Zero?
Il vino del Collio Friulano dovrebbero berlo tuttI in loco? E il Salame di Felino?
L’Europa attualmente è il primo mercato dei prodotti agroalimentari italiani.
Rappresenta un mercato di consumatori di 740 milioni di abitanti.
E attualmente è il mercato più facilmente raggiungibile e lo sarebbe molto di più se avesse migliori infrastrutture e se venissero portate a termine quelle previste.
Come i famosi TAV ed altri valichi e raccordi per il trasporto gommato e su binari ferrati, così vale per il ripristino immediato del viadotto di Genova ed anche per la nuova Pontina ed il raccordo autostradale Cisterna Valmontone.
E’ questo quello che si aspettano i nostri agricoltori, compreso quelli operanti nella Provincia di Latina.
Se in Europa dovesse calare la quota attualmente occupata dai nostri operatori agricoli sarebbe presto occupata da altri produttori concorrenti
Di vedere che i nostri prodotti non finiscano a marcire nei campi ( se destinati prevalentemente al consumo interno avrebbero un prezzo talmente irrisorio che nessuno coltiverebbe più) ma che possano raggiungere e competere sui mercati internazionali.
Agostino Mastrogiacomo