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Acli Terra sull’assicurazione agricola agevolata: le prospettive

scritto da Redazione
Acli Terra sull’assicurazione agricola agevolata: le prospettive

“L’Italia è uno dei paesi europei con maggiori sostegni al mercato delle assicurazioni agevolate, ma la partecipazione delle aziende rimane bassa e eterogenea”. Afferma Nicola Tavoletta, Presidente Regionale di Acli Terra.

“La gestione del rischio è di fatto uno dei temi centrali del dibattito accademico, politico, imprenditoriale. La Pac 2014-2020 ha evidenziato l’importanza di prevedere interventi per favorire la gestione del rischio: tale importanza si accrescerà nella Pac post-2020 (Santeramo e Ramsey, Eurochoices, 2017).

In Italia l’attenzione rivolta agli strumenti assicurativi è massima (lo stanziamento pubblico della programmazione attuale supera 1.4 miliardi di euro): siamo uno dei paesi europei che profonde maggiori sforzi per sostenere il mercato delle assicurazioni agevolate. Ma, se è vero che i sussidi siano già elevati, quali sono i risultati che ad oggi si è riusciti ad ottenere?

Il mercato assicurativo agevolato è ancora poco sviluppato – prosegue Tavoletta – La partecipazione è molto eterogenea, concentrata in poche province e per pochi prodotti agricoli, attestandosi mediamente intorno al 15%”.
Fra il 2004 e il 2017 il sistema assicurativo era basato prevalentemente su contratti monorischio, pluririschio e multirischio. Dal 2004 i contratti monorischio non hanno più beneficiato di sussidi statali, una scelta politica volta a facilitare il passaggio a nuove polizze.
Nonostante ciò, le polizze pluririschio e multirischio non si sono diffuse come sperato e, anzi, nel 2015 il numero di imprese nel mercato assicurativo agevolato è crollato, passando da oltre 82mila imprese a poco più di 73mila imprese assicurate.

“Oggi il sistema è nuovamente cambiato – spiega il Presidente – Il regolamento Omnibus ha portato il contributo sul premio dal 65% al 70% e ha ridotto la soglia di danno per i contratti agevolati dal 30% al 20%. I contratti monorischio, pluririschio e multirischio sono stati sostituiti da “pacchetti” (A, B, C, e D) che permettono di combinare, in modo diverso, avversità catastrofali e avversità di frequenza. Certamente vi è una maggiore flessibilità, ma occorre continuare a riflettere su quali interventi possano favorire l’adozione di contratti assicurativi da parte di nuovi clienti. Difatti, la sfida cui il sistema assicurativo è oggi chiamato a rispondere è riuscire ad allargare la base degli assicurati, raggiungendo province (e tipologie di aziende) oggi quasi del tutto scoperte”.

Le statistiche del mercato assicurativo in Italia mostrano un sistema dinamico in termini di turnover (ovvero di dinamiche entry-exit) delle aziende (Santeramo et al., Journ. Agr. Econ., 2016). Tuttavia, la porzione di aziende che non hanno mai stipulato contratti assicurativi è davvero molto elevata: nel Sud e Centro Italia è di oltre il 60%, con alcuni comparti quasi del tutto scoperti.

Non solo si denota una certa stabilità nel pool di aziende che utilizza le assicurazioni (agevolate), ma è pur vero che la (mancata) familiarità con lo strumento assicurativo costituisce un elemento fondamentale nella scelta di tale strategia di gestione del rischio (Santeramo, Appl. Econ. Persp. & Pol., 2018).
“L’ampliamento delle tipologie di contratti assicurativi è fondamentale, incrementando la lista delle avversità assicurabili. Altrettanto importante è ridurre le tempistiche per il pagamento dei sussidi. Ma non basta – conclude Nicola Tavoletta – Le nuove evidenze mostrano che campagne di informazione ad hoc e contratti semplificati, flessibili e con premi ulteriormente agevolati, per i nuovi clienti, possono aiutare a dare una maggiore diffusione dei contratti assicurativi e incrementare la partecipazione a livelli che possano giustificare l’ingente sostegno pubblico”.
 

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