“Il dibattito sulla Zona Economica Speciale per il Sud e l’estromissione delle province di Latina e Frosinone dalle agevolazioni previste, deve necessariamente spostarsi su un piano operativo di programmazione mirata, a tutela di quelle che lo stesso Ministro Fitto, col quale ho avuto modo di confrontarmi personalmente, ha definito ‘zone cuscinetto’, ovvero quelle aree limitrofe alle Zes che rischiano fortemente di restare schiacciate sotto il profilo produttivo e competitivo.
È chiaro che il Governo italiano non può includere le province di Latina e Frosinone nella Zes unica, essendo questa circoscritta a livello regionale e comprendendo unicamente le aree svantaggiate del Paese. Ma è altrettanto evidente che Latina e Frosinone, pur essendo parte di una delle regioni italiane più sviluppate, presentano valori più bassi della regione stessa.
Come tali meritano la piena tutela, evitando depressione economica, delocalizzazione produttiva, disaggregazione sociale e spopolamento dei territori. È questo il quadro che si va a configurare se non si interviene con misure integrative ad hoc, perché nessuna delle realtà imprenditoriali e industriali che insistono nelle due province potrebbe competere con le imprese ricadenti nella Zes unica per il Sud. Basta pensare che queste ultime beneficeranno di un contributo, sotto forma di credito d’imposta, fino a 100milioni di euro per gli investimenti relativi all’acquisto di nuovi macchinari, di impianti e attrezzature varie, all’acquisto di terreni e all’acquisizione, realizzazione o ampliamento di immobili, con percentuali notevoli di fondo perduto. Oltre al fatto che avranno accesso a un’autorizzazione unica per avviare l’attività produttiva, al posto delle oltre trenta di solito necessarie: dal primo gennaio 2024, infatti, verrà istituito lo Sportello Unico Digitale Zes (S.U.D. ZES) per le attività produttive nella Zes unica per il Mezzogiorno, per i procedimenti di autorizzazione unica per l’avvio di attività economiche o l’insediamento di attività industriali, produttive e logistiche all’interno della Zona Economica Speciale. Tutti vantaggi fiscali e burocratici che garantiranno loro un forte vantaggio competitivo, a completo discapito delle zone cuscinetto.
Un chiaro esempio sulla portata delle agevolazioni è offerto dalla Polonia e dalle sue 14 Zes, istituite nel ’94: in questo trentennio i risultati parlano di circa 200 miliardi di euro di investimenti e 300mila nuovi posti di lavoro, con un tasso di disoccupazione inferiore rispetto a quello nazionale.
Il Governo non può stare a guardare ma deve intervenire nell’immediato con stanziamenti in finanziaria e provvedimenti mirati anche sotto il profilo della semplificazione amministrativa. Soltanto così può salvaguardare questi territori e garantire loro pari opportunità nello sviluppo del tessuto socioeconomico. Diversamente chiedo l’annessione delle province di Latina e Frosinone alla regione Campania, così da rientrare nei benefici offerti dalla Zes.
Lancio questa provocazione – che tanto provocazione non è – per far comprendere appieno il rischio a cui si andrà incontro e la necessità di non sottovalutare la questione, anzi di intervenire con somma urgenza. Le due province del Basso Lazio sono già state fortemente penalizzate negli anni, complici le politiche romanocentriche portate avanti dall’Amministrazione Zingaretti e delle infrastrutture non idonee al contesto produttivo e logistico. Nonostante ciò sono riuscite a resistere, rappresentando tutt’oggi un bacino produttivo importante in diversi settori per l’intera Regione e non solo: le tante aziende della filiera agro-alimentare, con esportazioni in tutto il mondo, ne sono evidenza.
Non si dimentichi, infine, che il territorio di Latina e Frosinone era inserito nelle aree tutelate dalla Cassa del Mezzogiorno, grazie alle cui agevolazioni ha potuto rendersi protagonista, negli anni sessanta e settanta, di una straordinaria crescita economica e demografica, trasformandosi nel giro di pochi anni da centro rurale a polo industriale. Ora i benefici della Zes, o le misure integrative e compensative che auspico il Governo possa varare, potrebbero servire a risollevare le sorti delle due province, investite dalla crisi economica e industriale degli anni ’90, e in particolare al recupero dei tanti siti dismessi presenti sui territori. Ciò significa ripopolamento industriale con consumo zero del territorio e sviluppo economico generalizzato, anche in termini di occupazione”.