“La ripresa dei contagi Covid e l’impennata del virus influenzale di questi giorni ha rigettato nel caos i pronto soccorso della provincia di Latina, con lunghe attese al triage e spazi e personale insufficienti a gestire emergenze e richieste dei pazienti. Occorre un piano di intervento generalizzato per la sanità pontina nonché provvedimenti urgenti mirati a sbloccare definitivamente la situazione, assicurando da un lato il diritto alla cura a ogni cittadino e dall’altro un ambiente di lavoro sereno per medici, infermieri e operatori”.
Lo dichiara in una nota l’Eurodeputato della Lega Matteo Adinolfi.
“Gli investimenti regionali finora previsti per il potenziamento dell’offerta sanitaria rappresentano un traguardo importante e sono l’emblema del nuovo corso intrapreso dalla Regione Lazio, promotrice di una riforma strutturale e organica del sistema sanitario regionale che riporta al centro i territori, invertendo la rotta del sistema romanocentrico imperante con il centrosinistra. Ma serve dare attuazione quanto prima alla nuova riorganizzazione dell’intera rete ospedaliera della provincia di Latina, una provincia che ha necessità di confrontarsi sempre più con standard avanzati sia sotto il profilo tecnologico che assistenziale, e potenziare i diversi pronto soccorso e punti di assistenza territoriali presenti sui territori. Occorre, inoltre, accelerare sulla realizzazione dei nuovi ospedali di Latina e del Golfo senza distogliere l’attenzione dall’obiettivo e senza incappare nell’errore di predisporre interventi spot che vanno poi a scontrarsi con strutture obsolete e poco funzionali. Per quanto la costruzione dei nuovi nosocomi necessiti di tempi lunghi e investimenti ingenti, deve restare l’obiettivo centrale della nuova politica sanitaria regionale. Solo così la provincia pontina potrà raggiungere prestazioni all’avanguardia, in linea con i più alti livelli previsti e in piena risposta alle esigenze della popolazione di riferimento: un bacino d’utenza numericamente importante e che cresce esponenzialmente in molti paesi e città soprattutto nel periodo estivo, quando la popolazione arriva addirittura a quadruplicarsi. Senza tralasciare il fatto che le nostre strutture si trovano spesso al centro del cosiddetto fenomeno di migrazione sanitaria e, dunque, a ospitare pazienti provenienti da altre province e regioni. Proprio come avvenuto durante la pandemia. Non si dimentichi che ad oggi il Goretti è riferimento per l’intero territorio provinciale e anche oltre, potendo contare, nonostante la struttura obsoleta, su reparti e personale d’eccellenza. L’Asl di Latina, ad esempio, come rivela il Ministero della Salute, è al primo posto in Italia per trattamento dell’infarto miocardico acuto, nonché prima nel Lazio e quinta in Italia per la procedura di angioplastica. Risultati destinati a confermarsi se non a migliorare, considerato che dall’agosto scorso il nosocomio pontino può contare su una nuova Unità di Terapia Intensiva cardiologica e su una nuova sezione di Emodinamica, con sala angiografica di ultima generazione. Con una nuova struttura e con una politica sanitaria sempre più efficiente e coraggiosa si potrebbe aspirare a ben più importanti traguardi, addirittura in ambito europeo, facendo della sanità pontina il traino dello sviluppo locale, con tutto ciò che ne consegue in termini di occupazione e implementazione dei servizi; e bloccando così i flussi di pazienti che si dirigono nelle strutture di altre regioni per particolari interventi chirurgici e prestazioni sanitarie, con tutto ciò che ne deriva sul fronte economico e di perdita per il sistema sanitario regionale. A tal riguardo rivolgo un appello al Presidente Rocca affinché possa continuare a dare risposte concrete ai territori e a mantenere quanto prima la promessa dei nuovi ospedali, in stretta collaborazione con l’Asl di Latina che sta svolgendo un importante lavoro sul fronte degli investimenti previsti con i fondi del Pnrr: circa 32 milioni di euro per la realizzazione di 15 Case della comunità e 4 Ospedali di Comunità – il cui termine dei lavori è previsto per il mese di marzo 2026 – oltre a 5 Centrali operative territoriali, per la presa in carico di tutti i bisogni socio-sanitari dei più fragili. Dare risposte alla collettività sul fronte salute e assistenza, con politiche sanitarie idonee e all’avanguardia, vuol dire garantire il diritto inalienabile alla cura nelle sue diverse sfumature e assicurare servizi e opportunità per una comunità sempre più forte e coesa”.
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