“La costituzione di una Commissione d’inchiesta rappresenta per questo Parlamento un atto di fondamentale importanza e di alto significato. La Commissione di inchiesta di cui con questo provvedimento si propone la costituzione non è nuova alle cronache: ma la cronaca di oggi ci conferma che, a 36 anni di distanza, sono presenti ancora veleni, depistaggi e misteri sull’omicidio di Aldo Moro, e il caso rappresenta tuttora una pagina oscura della storia repubblicana.Nel corso degli ultimi mesi, nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sul caso Moro, e sembrano emergere alcuni rilevanti elementi di novità, così come anche riportati, illustrati e messi in evidenza dal corposo dossier che il collega Gero Grassi ha messo in essere e che è sul sito del Partito Democratico. In particolare, ha suscitato insieme attenzione e sgomento quanto sostenuto da Ferdinando Imposimato, nel volume I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia. Imposimato, ex senatore del PDS prima e del PD dopo, non è persona dedita a scoop facili, ma un magistrato che del caso Moro è stato anche giovane giudice istruttore“. Lo ha dichiarato in aula a Montecitorio, Rocco Palese (Fi) nel corso della discussione per l’ Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro.
“È necessario, dunque, che il lavoro della Commissione debba partire dall’acquisizione di documenti, anche da archivi stranieri: ed è più che noto che molti segreti sono custoditi negli archivi dei Paesi dell’Est, che potrebbero creare imbarazzi anche rispetto a tutte le tesi sostenute finora nel nostro Paese. Non dimentichiamo, infatti, le reazioni di molti in seguito alla pubblicazione di alcuni documenti trascritti dall’ex archivista del KGB, Mitrokhin. È però fondamentale, per permettere al Parlamento di essere incisivo ed efficace in un’inchiesta che riguarda il caso Moro, saper cogliere l’opportunità che la storia ci offre: l’apertura degli archivi degli ex Paesi comunisti dell’Est Europa. È infatti risaputo che il sistema burocratico comunista comprendeva la scrittura come mezzo di funzionamento del sistema. Quaranta anni di abbondante produzione di documenti sono oggi a nostra disposizione. Considerando l’importante ruolo geopolitico che ha avuto e che ha l’Italia, considerando i risultati delle prime timide ricerche effettuate negli archivi menzionati, è necessario volgere lo sguardo anche verso Est. Senza timori e senza acredine, solo per cercare di completare un quadro ancora oggi dai colori sbiaditi. Quindi, non una rivisitazione o una semplice rilettura di quanto fino ad oggi si è fatto, detto e scritto, ma un lavoro serio ed imparziale di ricerca finalizzato al completamento di un quadro non ancora ben definito“.