“Con la delibera n. 43 approvata dall’Assemblea Capitolina il 4 ottobre del 2012, a pochi mesi dalla fine del mio mandato da Sindaco, approvammo un’importante operazione di dismissione del patrimonio residenziale e non residenziale di proprietà di Roma Capitale, il cui introito era stimato intorno ai 230 milioni di euro. Con quell’atto amministrativo veniva dato mandato agli uffici competenti del Comune di avviare le procedure per la vendita di quegli immobili e contestualmente si vincolavano i ricavi ottenuti dalle dismissioni per l’85% in opere pubbliche e per il restante 15% in progetti di autorecupero e realizzazione di nuovi alloggi Erp“. Lo dichiara in una nota Gianni Alemanno.
“Ma il dato vero, eclatante, che emerge semplicemente confrontando l’elenco degli immobili messi in vendita nella nostra delibera e quelli contenuti nella cosiddetta lista Tronca è che, se quel piano avviato dal centrodestra non fosse stato messo nel cassetto e poi addirittura stracciato da Marino nel 2015, il caso Affittopoli oggi sarebbe praticamente risolto“, aggiunge. “Infatti, dei 571 immobili finiti oggi sotto nell’inchiesta del Commissario Tronca ben 411 erano stati messi in vendita con la nostra delibera, a dimostrazione che né il precedente piano di dismissione di Veltroni risalente al 2007, né tantomeno il sindaco Marino avevano mai messo mano alla questione, lasciandola semplicemente silenziata in qualche cassetto degli uffici del Patrimonio“, continua.
“La realtà è che Roma paga ancora oggi le scelte fatte dalla sinistra in trent’anni di governo di questa città – prosegue – Da una parte i danni anche sociali causati dal piano dismissioni di Veltroni improntato al falso buonismo che di fatto legalizzava le occupazioni abusive, riconoscendo nella delibera n. 206 del 2007 una quota pari al 25% da riservare agli occupanti“.
“Dall’altra parte, la Capitale sconta le scelte ingiustificate di Ignazio Marino, che invece di vantarsi oggi di aver fatto luce sul problema degli affitti stracciati, dovrebbe spiegare ai cittadini perché decise di bloccare il nostro piano di dismissioni che, con la vendita di oltre il 70% degli immobili oggi contestati, avrebbe di fatto risolto il caso Affittopoli“, conclude.