Dei ventitré punti monitorati lungo le coste laziali, più del 50% sono risultati con valori di inquinanti elevati e addirittura per nove di questi il giudizio è di “fortemente inquinato”. In questi luoghi non c’è alcun segno di miglioramento, anzi peggiorano di anno in anno. A guidare questa poco lusinghiera classifica ci sono la foce del Fosso Grande ad Ardea e la foce del fiume Marta a Tarquinia che per l’ottavo anno consecutivo risultano fortemente inquinati. A seguire (settimo anno consecutivo) la foce del rio Santacroce di Gianola – Formia; la Foce fiume Tevere a Ostia (sesto anno); c’è poi sempre ad Ardea la Foce del Rio Torto fortemente inquinata per la sesta volta in sette anni e, infine, a foce del canale Crocetta a Torvajanica (quattro anni). Allarme rosso a Roma e provincia dove, quasi ogni fiume o rivolo scarica materiali fecali. Per questo Legambiente assegna la Bandiera nera a questi luoghi e alle amministrazioni che negli anni si sono qui succedute, e che non si sono impegnate nella risoluzione degli evidenti deficit depurativi compromettendo così l’ecosistema marino, la salute dei bagnanti e la stessa economia turistica della zona. Migliore la situazione nella provincia di Latina dove la presenza di microrganismi fecali è risultata quasi sempre entro i limiti, a parte l’ulteriore pessimo risultato del Rio Santacroce a Formia nella spiaggia di Gianola.
I bagnanti non se la passano bene neanche sul fronte dell’informazione. La cartellonistica in spiaggia è ancora troppo scarsa, quasi inesistente anche qui nel Lazio. Merce rara, anche se obbligatoria da tre anni per i comuni costieri: rispetto ai 23 punti campionati, i tecnici di Goletta Verde ne hanno avvistato solo uno. Il solo cartello è stato fotografato presso la foce del porto canale Loricina a Nettuno, un punto che per le autorità competenti è vietato alla balneazione. Una battaglia vinta da Goletta Verde che l’anno scorso si è recata a Nettuno proprio per protestare e richiedere che venisse apposto il cartello di divieto di balneazione alla foce, essendo il litorale molto frequentato da bagnanti che, in assenza di un’adeguata cartellonistica, si immergevano nelle acque della foce ignari dei rischi sanitari.