Il tema della responsabilità civile dei magistrati “va affrontato con prudenza da parte di tutti” e, da parte loro, i magistrati respingano ogni tentazione di barricate difensive, inutili e dannose” che riversano su essi stessi “sfiducia e rivendicazioni da parte della pubblica opinione“. Lo afferma il procuratore generale di Roma, Luigi Ciampoli, nella relazione alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario in Corte d’Appello. “Ogni processo – dice – deve nascere, svilupparsi, concludersi in maniera assolutamente indipendente da qualunque condizionamento o limitazione, in una serena generale atmosfera di accettazione dei propri ruolo e responsabilità“, sottolinea il magistrato, spiegando però che se da un lato non deve essere tollerata “la superficialità, la noncuranza, la grossolana insensibilità da parte del giudice“, dall’altra questi non può giudicare sotto “la minaccia premonitrice di sentimenti di rivalsa che avrebbero come effetto deleterio quello di turbare la serenità, l’equilibrio interiore di chi più che dare giustizia sentirebbe il dovere di difendere se stesso“. “I magistrati – conclude Ciampoli – non intendono sottrarsi di certo a forme di responsabilità conseguenti il loro operato, consci dei propri principi di etica e deontologia professionale, che presuppongono una giustizia sana in un sano contesto sociale“.