Avanti con Silvio Berlusconi ma senza di lui. E senza più la sua ‘maglietta’ da presidente, ritirata come fece il Milan al suo capitano storico Franco Baresi. E perché “c’è solo un presidente” di Forza Italia, nessun altro avrà più lo stesso titolo. Il testimone passa quindi ad Antonio Tajani che, alla soglia dei 70 anni, diventa segretario fino al prossimo Congresso.
Acclamato all’unanimità con 184 sì da un Consiglio nazionale che si concentra in tre ore, annullando strappi e sorprese all’attesa nomina del fedelissimo di Berlusconi. Ma con la benedizione dei figli del Cavaliere: a Tajani, in una lettera “molto affettuosa” e di incoraggiamento personale (che resta privata) e parallelamente al partito, con un monito per il post Silvio – “continuate a far valere gli ideali di libertà, progresso e democrazia che hanno contraddistinto il suo pensiero e azioni” – che Tajani è autorizzato a leggere. Insomma la liason tra lui e la famiglia è solida e sotto gli occhi di tutti. Alla faccia di correnti e divisioni, azzerate per un giorno. E nell’assenza (annunciata) di Marta Fascina, l’ultima compagna di Berlusconi confinata nel ruolo di deputata, chissà se conterà di più domani.
A un mese dalla scomparsa dell’imprenditore che scese in campo, FI prova a strutturarsi come un partito tradizionale. Cioè organizzato con un leader e una segreteria nazionale e ancorato allo statuto. Il partito si ritrova all’hotel Parco dei Principi a Roma, che un anno fa segnò il ritorno del Cav, sopravvissuto al Covid. Ma al fondatore riserva poco del tradizionale rituale degli anni d’oro. Sul palco, solo un’immagine stilizzata del ‘leader maximo’ e il suo motto preferito “Chi ci crede combatte. Chi ci crede supera tutti gli ostacoli. Chi ci crede vince”. Nessuna bandiera di FI, solo il simbolo e un video-tributo. Per lui parlano i 5 minuti di applausi che i quasi 200 consiglieri gli dedicano in sala, su input di Tajani. “Meglio del minuto di silenzio”, osserva. In più c’è la novità dell’espressione Berlusconi ‘presidente e fondatore’ inserita nello statuto.
Ma la svolta vera di FI sta nell’escamotage del segretario che potrebbe rivoluzionare la galassia azzurra. Di fatto impone di serrare i ranghi, in continuità con Berlusconi e combattere uniti il calo dei consensi, nonostante l’11% vantato da Tajani citando un sondaggio. Quindi rimarca: “Tutti insieme dobbiamo rendere onore a quello che Berlusconi ci ha lasciato. Guai se i figli disperdono l’eredita del padre!”. Il monito parte dalla consapevolezza che “in FI non può esserci un altro presidente dopo Berlusconi”. Si accoda Matteo Salvini che fa gli auguri a Tajani ma dice: “Ovviamente, non esiste un altro Silvio Berlusconi”. Al di là del rispetto, il punto è che per sopravvivere al berlusconismo, bisogna cambiare pelle – è il ragionamento – servono paletti e regole democratiche. Le invoca pure Licia Ronzulli, la capogruppo al Senato finita nell’angolo – è la vulgata – per le trame ordite dal nuovo cerchio magico attorno a Silvio. Tajani appena eletto, parla per mezzora e strappa applausi. Il più forte è quando chiede sostanza, perché “non mi piacciono i pettegolezzi da elementari, preferisco il dibattito sui contenuti”. Rincara la dose: “Ognuno deve sentirsi un militante che ci crede. Non solo in cerca di cariche e promozioni”. Quindi elenca le 5 sfide del partito e insiste sulla riforma della giustizia che “non è contro i magistrati” e il garantismo di FI. Solo all’ultimo la voce si incrina per dire grazie va a moglie e figli per il sostegno. Ma dura poco: “Sono più determinato che commosso e poi sono figlio di un militare” scherza
Fonte Ansa
In Terris
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