Il 5 dicembre scorso a Roma, la Conferenza Episcopale del Lazio ha promosso un convegno sul tema “L’azzardo non è un gioco e sollecita le responsabilità”, in cui è stato presentato un appello rivolto ai sindaci del Lazio chiedendo alcune misure per regolamentare e arginare l’abuso di gioco d’azzardo, le ludopatie e delle possibili connessioni con la criminalità.
Il convegno è stato organizzato dopo che il Consiglio Regionale del Lazio, in data 27 luglio 2022, ha apportato le modifiche alla legge regionale sull’azzardo n. 5 del 2013. Queste modifiche hanno attenuato le misure adottate per contenere il gioco d’azzardo, riducendo la distanza minima da 500 a 250 metri delle nuove sale gioco dai luoghi sensibili (istituti scolastici, centri giovanili, centri anziani, strutture residenziali sanitarie o socio-assistenziale e luoghi di culto) e annullando la retroattività di questa disposizione (introdotta dalla legge regionale n. 1 del 2020) per gli esercizi commerciali e le sale gioco già esistenti.
Sono ampiamente noti i molteplici danni provocati dall’azzardo: la perdita della dignità e del lavoro, la rovina di intere famiglie, il sovraindebitamento, l’usura e soprattutto la patologia clinica di dipendenza, al pari della droga e dell’alcool, che richiede idonei interventi sul piano della terapia e della cura.
L’azzardo oltre a nuocere gravemente all’economia distorcendo il corretto uso delle risorse, rappresenta un’attività su cui le mafie laziali, negli ultimi decenni hanno costruito potere e patrimoni ingenti, inserendosi negli stessi canali legalizzati di distribuzione dei giochi.
Le Caritas del Lazio, impegnate da tempo a segnalare e “rincorrere” i gravissimi danni sociali ed economici del fenomeno azzardo, hanno raccolto questo appello e si sono impegnate a consegnarlo ai sindaci di ogni Comune del Lazio, dove nel 2021 sono stati scommessi circa 11,6 miliardi di euro (in media 2.019 a persona), con profitti per l’industria del settore per circa 840 milioni di euro.
Nell’appello si richiede la riduzione delle fasce orarie di apertura delle sale gioco ridotte rispetto a quelle previste dalla Regione, l’interdizione dal gioco ai soggetti in stato di manifesta ubriachezza e la separazione netta tra lo spazio dedicato agli apparecchi da gioco e gli altri ambienti degli esercizi.
Anche la Caritas di Gaeta ha provveduto a consegnare l’appello ai 17 sindaci dei Comuni ricadenti nell’Arcidiocesi di Gaeta (Ausonia, Coreno Ausonio, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia, Minturno, Formia, Ponza, Ventotene, Gaeta, Itri, Campodimele, Sperlonga, Fondi, Monte San Biagio, Lenola, Pastena) dove l’azzardo ha prodotto nel 2021 una giocata pro-capite media, tra fisica e telematica, di 2919 € molto superiore rispetto alla media nazionale di 1.883 €, nonostante che il reddito pro-capite medio (16.300 € nel 2020) sia nettamente inferiore in confronto a quello nazionale (19.800 € nel 2020).
Si attendono ora le risposte certe ed efficaci da parte degli amministratori locali per frenare questo dramma sociale cresciuto esponenzialmente che sta intaccando l’integrità del tessuto sociale. La Chiesa di Gaeta, intanto, non sta a guardare, ma si è già mobilitata per “stare sulla strada”, ascoltare il grido disperato dei molti incappati in questo “cancro del XXI secolo” e offrire un contributo per contenere la vertiginosa diffusione di questa cultura della morte.
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