Altissimi: “La diffida della Regione Lazio ci ha spinti a tutelarci. IL più grande impianto d’Italia bloccato dalla burocrazia. Così l’unica soluzione è il ritorno al passato: tritovagliatori e discariche”
“Non siamo la causa di un problema. Il blocco del conferimento presso il nostro impianto è una scelta necessaria, anche se dolorosa, per tutelare un lavoro onesto che dura da anni e sotto gli occhi di tutti coloro che vogliano realmente vedere”. Queste le prime parole del patron di Rida Ambiente Fabio Altissimi che dopo la nota di Latina Ambiente che ha confermato di non poter effettuare la raccolta dei rifiuti indifferenziati a causa del blocco del conferimento da parte di Rida ha tenuto a spiegare quali siano i reali contorni della situazione.
“Abbiamo ricevuto una lettera di diffida da parte della Regione Lazio che ritiene che il nostro impianto non stia producendo materiale conforme al conferimento in discarica – prosegue Altissimi – Ovviamente non si capisce come questo sia possibile. L’Arpa venne nel nostro impianto ben 5 anni fa e tutto risultò in regola, nell’ottobre del 2016 siamo stati noi stessi a richiedere nuovi controlli, questo per certificare ancora una volta un lavoro, ci tengo a sottolinearlo, che potrebbe essere sotto gli occhi di tutti semmai i vertici istituzionali si degnassero di visitare anche il nostro impianto”.
Al di là delle polemiche, che non piacciono alla dirigenza dell’impianto che certo, a livello imprenditoriale, non sta beneficiando di una scelta che ha previsto il blocco delle macchine, è lo stesso amministratore di Rida Ambiente a tracciare un quadro della situazione.
“Nella regione abbiamo due impianti in manutenzione, quelli di Malagrotta. L’impianto tmb di Pontinia è bruciato lo scorso anno, quello di Viterbo la scorsa settimana. Una situazione questa che, oggettivamente, ha portato a una forte riduzione del conferimento (per Malagrotta siamo nell’ordine di 600 tonnellate al giorno). L’impianto di Rida non è bruciato e non ha bisogno di manutenzione eppure una singolare congiuntura istituzionale lo sta di fatto ostacolando. Il problema è che la risposta a questa crisi, la politica, ce l’ha già pronta”.
Altissimi si riferisce alla delibera regionale 199/2016 che prevede, appunto, un incremento di dieci milioni di metri cubi riservato alle sole discariche esistenti. Fermare l’impianto di Rida che effettua il servizio di trattamento biologico-meccanico in favore di 66 comuni e di 1.700.000 cittadini laziali ha quindi una sola conseguenza, il cosiddetto “sistema alternativo” da mesi predisposto dalla Regione Lazio: tanti bei tritovagliatori (sì, proprio quelli che ci erano costati la procedura di infrazione europea perché inidonei ad eliminare la pericolosità dei rifiuti urbani) e tanti ampliamenti di discariche esistenti più o meno “in deroga” (che possono ingoiare, in barba ai limiti europei, i rifiuti ancora putrescibili che escono dai tritovagliatori).