La XIX Legislatura sarà caratterizzata, probabilmente, dall’attuazione del principio costituzionale sull’autonomia differenziata. L’art.116, comma 3 della Costituzione introdotto, come è noto, con la riforma organica del 2001, ha riconosciuto il diritto delle Regioni di ottenere ulteriori forme e condizioni di autonomia su materie o ambiti di materie riferibili ai diritti sociali e civili. A condizione che i relativi livelli essenziali delle prestazioni siano garantiti su tutto il territorio nazionale.
Il procedimento di approvazione prevede l’intesa tra Stato e Regione interessata sulla base di un negoziato che dovrà essere approvato dal Consiglio dei ministri. Lo schema di intesa diviene definitivo solo dopo il parere espresso dalle commissioni parlamentari. Il disegno di legge di approvazione dell’intesa dovrà essere deliberato dalle Camere a maggioranza assoluta dei suoi componenti. Ai fini dell’effettivo trasferimento delle funzioni alle Regioni si richiede che siano determinati livelli essenziali delle prestazioni sociali e i relativi costi e fabbisogni standard.
Una Commissione paritetica Stato – Regione ad hoc istituita procede alla valutazione degli oneri finanziari derivanti per ciascuna Regione dall’esercizio delle funzioni e dall’erogazione dei servizi. Tutto dovrà avvenire in coerenza con gli obiettivi programmatici e, comunque, garantendo l’equilibrio di bilancio imposto dall’art.81. Anche nei territori delle Regioni che non concludono le intese, lo Stato è tenuto, secondo Costituzione, a garantire il reale esercizio delle prestazioni fondamentali: dall’istruzione al trasporto pubblico, alla digitalizzazione, alla sanità, al fine della promozione dello sviluppo economico, della coesione e solidarietà sociale.
Per quanto riguarda le zone ultraperiferiche che non hanno un collegamento stabile con il resto della Penisola, la Repubblica “riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”. Con la recente innovazione costituzionale dell’art. 119, 6 comma, il tema dell’insularità ritorna alla ribalta, dopo che la riforma del titolo V aveva espunto il riferimento alle Isole contenuto nell’originaria stesura della Carta. In quegli stessi anni la questione insulare sparisce anche dall’agenda delle istituzioni europee. Con il Trattato di Lisbona le Isole non sono più destinatarie dirette delle politiche di coesione. La scelta dell’UE costituiva l’effetto di un ciclo positivo dell’economia che, a sua volta, aveva prodotto un allentamento delle diseguaglianze economico – sociali all’interno del territorio europeo.
L’emergere di nuove e complesse sfide emergenziali nel primo ventennio del XXI secolo ha imposto all’UE l’adozione di politiche di sostegno per arginare la crisi economica che ha aggredito gli Stati membri, soprattutto nelle aree più esposte alla fragilità. Accantonato l’approccio neoliberista, il Parlamento europeo il 7 giugno 2022 ha approvato la “Risoluzione sulle isole dell’UE e la politica di coesione”, nota anche come “Patto per le isole” in cui vengono evidenziati i fattori di debolezza legati alla condizione di insularità e raccomandate le misure necessarie a rimuoverli. Le due grandi Isole italiane, Sicilia e Sardegna, hanno dato un significativo contributo alla stesura di documento europeo, insistendo sull’importanza del riconoscimento di un particolare status dell’insularità e sui conseguenti ristori economici.
La Corte costituzionale ha indicato la strada al legislatore per dare attuazione al principio di insularità. La sentenza 6 del 2019 ha stabilito una serie di parametri per definire il quantum da destinare alle Regioni svantaggiate: il costo dell’insularità, i livelli di reddito pro-capite, gli svantaggi strutturali permanenti e il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni sociali. Anche il diritto comparato offre spunti di particolare interesse. Lo Stato spagnolo ha istituito un regime di fiscalità particolarmente favorevole per gli abitanti delle Isole Baleari e Canarie e di sostegno economico per il trasporto extra-insulare. Le misure per accorciare il divario tra territori, con adeguati meccanismi di riequilibrio, sono necessarie non solo per migliorare le condizioni di chi vive nelle Regioni insulari ma per liberare l’Italia da zavorre dannose che intralciano la crescita economica e sociale dell’intera Nazione.
In Terris
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