I balneari sono ad un passo dall’ottenere quanto da tempo vanno chiedendo: scongiurare le aste per le concessioni demaniali marittime, previste dal 1 gennaio 2016, e vedersi prorogate le licenze per altri 30 anni Un gruppo di senatori appartenenti ad un ampio ventaglio di diverse forze politiche – tra le quali Pdl, Lega, Udc, Pri, Fli, Io sud ed altre – hanno infatti presentato un emendamento al decreto Sviluppo, primo firmatario il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, che prevede la proroga delle attuali concessioni balneari di 30 anni (la scadenza delle attuali concessioni non avverrebbe quindi il 31 dicembre 2015 ma nel 2045) e la revoca della delega al Governo per disciplinare la materia. L’emendamento, dato l’ampio schieramento che lo ha presentato, potrebbe essere approvato “In Spagna è stato approvato un provvedimento che prevede il prolungamento delle concessioni balneari addirittura di 75 anni – spiega il senatore Massimo Baldini, tra i firmatari del emendamento – e che ha sanato tutti gli abusi edilizi, cosa che sarebbe impossibile in Italia, senza rincorrere in sanzioni da parte dell’Europa, anzi, ricevendone il plauso. Anche in Francia e in Portogallo ci sono alcune normative in contrasto con la direttiva comunitaria: perché solo in Italia dovremmo condannare a morte un settore che conta quasi 30 mila imprese e oltre 300 mila lavoratori? Secondo noi firmatari non c’é il pericolo che la Commissione europea, approvando questo emendamento, riapra la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia”. Un altro emendamento che viene incontro alle richieste dei balneari è stato presentato anche da Felice Belisario, presidente dei senatori di IDV e David Favia, capogruppo di Italia dei Valori in commissione Affari costituzionali alla Camera Plaudono, ovviamente, i sindacati dei balneari Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti, Cna-Balneatori e Aassobalneari Italia-Confindustria, secondo quali l’iniziativa dei senatori è positiva perché contribuisce “a risolvere il problema delle aziende balneari la cui crescita e sviluppo sono attualmente bloccati dal venire meno, in questa legislatura, di ogni certezza sulla durata dei titoli concessori non accompagnata da adeguate norme di tutela delle stesse aziende”. Sul fronte opposto il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero oggi ha sottolineato che “il Governo, e il ministro Gnudi in prima linea, sono impegnati a trovare una soluzione condivisa sulla vicenda Bolkestein”. Il ministro ha invitato però a tenere presente “che l’Europa non ci contesta solo la violazione della direttiva, ma dell’intero Trattato e quindi dobbiamo ragionare per cercare un punto di equilibrio che coniughi i legittimi interessi della categoria con il rispetto delle normative europee, che sono anche normative italiane”. Proprio in questi giorni sarebbe dovuto andare in Consiglio dei ministri il decreto del Governo sulle concessioni balneari messo a punto dal ministro Gnudi che prevede che le concessioni marittime vadano a gara (le Regioni entro il 31 dicembre 2014 dovrebbero definire i bandi) e che la durata sia non inferiore a 6 anni e non superiore a 25 anni per le spiagge e non inferiore a 30 anni e non superiore a 50 per i porti turistici. Un decreto, questo, decisamente avversato dagli operatori balneari i quali da tempo premono affinché il Governo chieda all’Unione europea una deroga alla direttiva servizi Bolkestein che dal 2006 prevede l’evidenza pubblica per i servizi sui litorali di tutta Europa. Contro l’Italia, che non si è ancora adeguata alla direttiva, l’Ue aprì una procedura d’infrazione nel 2008 che lo scorso febbraio è stata archiviata ma che – senza adeguamenti – potrebbe essere riaperta. Si vedrà presto chi tra Governo, Parlamento e balneari, riuscirà a spuntarla. Il settore è formato da quasi 30 mila imprese in cui lavorano, con l’indotto, circa 300 mila persone.