“Abbiamo apprezzato – spiegano Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti – la risoluzione che i parlamentari del PD Silvia Velo, Caterina Bini e altri hanno rivolto al Governo per richiamare l’attenzione dell’Esecutivo su un problema che si sta trascinando da anni nell’indifferenza: quella relativa ai canoni demaniali pertinenziali. Stanno, infatti, ‘venendo al pettine’ i nodi di una norma del 2006 sulla determinazione dei canoni demaniali marittimi che, con l’applicazione di spropositati valori OMI per le opere incamerate dallo Stato, ha portato quei canoni a valori tali da non poter essere corrisposti e, di conseguenza, oggi diverse centinaia di imprenditori si trovano tra l’incudine di Equitalia e il martello della revoca della concessione demaniale e rischiano di perdere la propria impresa“. “Siamo di fronte a veri e propri drammi che stanno portando all’esasperazione ed alla disperazione così tante famiglie – proseguono i due sindacati – mettendone in gioco l’avvenire e le certezze costruite con il lavoro di generazioni. Sono anni che le Associazioni di categoria segnalano questa emergenza senza ottenere nemmeno ascolto. Ora non è più possibile non affrontare e risolvere questo problema. Ci rifiutiamo di credere che lo Stato, per di più in un momento così drammatico per l’occupazione, diventi il ‘braccio armato’ nella distruzione di imprese e, nel contempo, siamo determinati a difendere con ogni mezzo i tanti posti di lavoro, di esperienza, di qualità di una offerta turistica che non riguarda solo stabilimenti balneari ma anche alberghi, ristoranti, discoteche, bar e campeggi“.
I sindacati hanno chiesto al ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e al viceministro Stefano Fassina un incontro urgente per trovare le necessarie soluzioni. “Carte alla mano – concludono – dimostreremo come si tratti di una situazione che le imprese non possono più reggere e la cui soluzione non può prescindere dalla volontà del Governo di porvi rapidamente rimedio prima che sia troppo tardi“.
Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti annunciano che se non troveranno ascolto da parte degli organi istituzionali sono pronte a scendere in piazza davanti il Parlamento ed al ministero delle Finanze per difendere il futuro delle imprese coinvolte e la dignità del lavoro.