Si chiama ‘bail in‘, ovvero il salvataggio delle banche attingendo a risorse interne, con prelievi anche dai correntisti, e non più facendo ricorso, al ‘bail out‘, il salvataggio dall’esterno tramite le casse pubbliche. Nei giorni della crisi della Grecia, l’Italia si appresta a recepire la norma contenuta nella direttiva Ue, con l’approvazione della Legge di delegazione europea 2014, già approvata dal Senato e ora all’esame della Camera. Tradotto in parole povere, se le banche saranno in default potranno attingere a conti correnti sopra i 100 mila euro, azioni e obbligazioni dei propri clienti-risparmiatori. La legge di delegazione europea ha ricevuto nel pomeriggio l’ok della commissione Politiche Ue senza modifiche rispetto al testo arrivato da Palazzo madama e in serata si avvierà la discussione generale con la previsione di dare l’ok dell’assemblea in settimana dopo il decreto pensioni.
La direttiva in questione è la 2014/59/UE. La legge di delegazione europea 2014, a firma Renzi-Gentiloni-Padoan, la recepisce all’articolo 8, laddove si prevede che lo strumento del bail-in (di cui alla sezione 5 del capo IV del titolo IV della direttiva Ue) si applichi a partire dal 1 gennaio 2016. Nel passaggio al Senato con un emendamento della relatrice, Maria Cecilia Guerra (Pd), è stato aggiunto di “valutare inoltre l’opportunità di stabilire modalità applicative del bail-in coerenti con la forma societaria cooperativa“.
Nella direttiva, approvata al Senato il 14 maggio scorso, infatti, si stabilisce che non dovranno contribuire al salvataggio degli istituti in default i depositi sotto i 100mila euro. A dover contribuire al salvataggio degli istituti, dovranno essere in prima battuta gli azionisti e gli obbligazionisti meno assicurati e soltanto dopo i titolari dei depositi sopra quella soglia. Mentre, non vi parteciperanno affatto i possessori di obbligazioni garantite. Le opposizioni alla Camera però lo hanno già ribattezzato “prelievo forzoso“, e M5s e Fi hanno depositato emendamenti soppressivi dell’articolo 8 che in commissione sono stati respinti. Roberto Occhiuto (Fi), componente della commissione Politiche Ue, spiega: “Non è ancora chiaro se si tratterà di un ‘prestito forzoso’ o di un ‘prelievo forzoso’, perché non è specificato da nessuna parte se quei soldi verranno restituiti. Ci siamo meravigliati che nessuno al Senato se ne sia accorto. Noi avevamo presentato un emendamento soppressivo, ma sembra che non sia ammissibile. Stiamo vedendo se riformularlo in maniera tale da specificare che dalla banche ci sia una chiara informazione ai clienti, che se resi consapevoli possono almeno diversificare il portafoglio dei titoli“.
Lo scorso 22 aprile, nel corso di un’audizione in commissione Finanze al Senato, fu il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ad allertare: I creditori vanno resi “pienamente consapevoli” del “cambiamento fondamentale” che “non consentirà il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori“. Sempre Visco, il 26 maggio durante il suo intervento all’assemblea annuale di Bankitalia, parlando del nuovo strumento del bail-in disse: La clientela bancaria, “specie quella meno in grado di selezionare correttamente i rischi, andrà adeguatamente informata del fatto che potrebbe dover contribuire alla risoluzione di una banca“, per questo gli investitori “devono essere consapevoli dei rischi sottostanti il nuovo sistema“.