Dopo l’elezione di Ignazio Marino a sindaco di Roma, “come avevo da subito dichiarato, non sono più minimamente intervenuto in alcuna scelta amministrativa e in qualsivoglia nomina di governo o di azienda. Non sono stato mai in Campidoglio. Ho parlato con il sindaco, in più di due anni, tre o quattro volte a casa mia, quando egli ha avvertito l’esigenza di un consiglio. Qualche volta ha tenuto conto di ciò che gli dicevo, qualche volta no. Dopo Mafia Capitale, gli ho consigliato pubblicamente di dimettersi per poi ripresentarsi. Sarebbe stato lui a mandare a casa un sistema corrotto e anche a evitare uno stillicidio drammatico per la citta’. Non sono stato ascoltato“. Lo scrive Goffredo Bettini in una lettera in risposta a Mario Sechi pubblicata oggi sul ‘Foglio’.
“Sul futuro di Roma ho le mie idee, ma non le dico nemmeno sotto tortura perché sennò ricomincia tutto daccapo; ho già dato a questa città. Ci sono da tempo altri protagonisti che hanno il diritto e il dovere di esporsi. Lo fa Renzi ogni giorno. Lo ha fatto Orfini in questi mesi, con coerenza e coraggio. Lo ha fatto Morassut, denunciando con me, da anni, e prima di tutti, il degrado correntizio del Pd dopo il 2008, che ha portato alla distruzione una organizzazione gloriosa ed esemplare. Si ricominci da qui. Dal buon governo della regione e dalle tante energie disponibili, ma rimaste tremendamente sole“, conclude Bettini.