“Esprimo profonda delusione per il comportamento tenuto dall’amministrazione comunale di Latina in merito alla realizzazione di impianti di trattamento rifiuti per la produzione di fonti energetiche”. Lo afferma Vincenzo Valletta, presidente del comitato “No biogas Latina”, all’indomani del Consiglio comunale di Sermoneta, aperto anche all’amministrazione di Latina, per l’approvazione di un documento contrario all’impianto di digestione anaerobica dei rifiuti organici previsto in via delle Industrie a Latina Scalo.
“L’invito rivolto dall’amministrazione comunale di Sermoneta a quella di Latina – si sfoga Valletta – era non soltanto di condividere il documento approvato all’unanimità ma anche di dotarsi di un regolamento a tutela dell’ambiente e della cittadinanza utile al contenimento, nel rispetto della normativa vigente, per il rilascio di pareri e permessi per eventuali nuovi impianti su tutto il territorio comunale, atteso che l’ambiente, come ha giustamente detto l’amministrazione di Sermoneta, non è a compartimenti stagno. Purtroppo sappiamo come è andata a finire. A rappresentare l’amministrazione comunale del capoluogo è stato l’assessore all’ambiente Roberto Lessio che non ha fatto altro che ribadire la legittimità dell’iter seguito per l’impianto di Latina Scalo senza prendere in considerazione la non condivisione del progetto da parte dei comitati e dei cittadini residenti tacciati quasi di procurato allarme per un impianto ritenuto dallo stesso e dalla società proponente salutare. A Latina Scalo la preoccupazione per la futura centrale bio-metano resta tale e quale. Come comitato ‘No biogas’ di Latina cercheremo di riprendere il filo interrotto del regolamento comunale”.
L’amministrazione comunale di Sermoneta nel 2015 ha approvato un proprio regolamento che stabilisce tra le tante cose le distanze minime. Le distanze minime di rispetto per la costruzione di nuovi impianti, inclusi inceneritori e centrali termoelettriche dovrà essere di 300 metri da altri impianti e da edifici singoli (residenziali o di pubblico servizio, non ricompresi in aree industriali) e 500 metri dai centri abitati (dal limite esterno) e obiettivi sensibili (Ospedali, Scuole, Carceri, etc) compatibile con il piano di zonizzazione acustica. Per impianti aziendali o interaziendali a biomassa con digestore anaerobico fino a 200 kW, il regolamento di Sermoneta dispone che dette distanze siano ridotte a 200 mt da altri impianti di potenza pari o inferiore, da edifici singoli (residenziali o di pubblico servizio, non ricompresi in aree industriali), dai centri abitati (dal limite esterno) e dai siti sensibili (Ospedali, Scuole, Carceri, etc.). Ma soprattutto il regolamento stabilisce che l’approvvigionamento delle biomasse avvenga nel rispetto di una filiera corta e il titolare dell’impianto assumerà l’impegno di fare realizzare a proprie cure e spese le opere di compensazione.
Ma perché Valletta parla di filo interrotto? “Perché come comitato – spiega il presidente – negli anni passati, visti i progetti della Agri Power, della Chiesuola e successivamente anche di Latina Scalo, ci siamo battuti per un contenimento della proliferazione di questi impianti che sebbene siano previsti dalle normative comunitarie ai fini della produzione di energie alternative possono creare disagi a chi vive in prossimità degli stessi e compromettere la qualità dell’ambiente. Ci siamo battuti e l’amministrazione comunale di Latina dell’epoca si mise a disposizione per la redazione di un regolamento comunale che tutelasse i diritti dei cittadini. Il lavoro, svolto dal funzionario comunale architetto Rosanna Del Duca fu portato a termine ed esaminato dalle commissioni competenti. La caduta dell’amministrazione non ne consentì l’approvazione. Ma non tutto è perduto, perché se Latina Bene Comune volesse davvero il bene di Latina e dei suoi cittadini potrebbe benissimo riprendere la bozza del regolamento, adeguarlo alla situazione attuale, e portarlo in Consiglio comunale”.