Il popolo di Borgo Hermada e delle frazioni limitrofe, almeno quella parte che ancora riesce ad avere un senso critico e a vedere le cose come stanno, alza la voce, si indigna e chiama in causa la politica locale, affermando convinto:” Qui i politici si fanno vedere solo quando ci sono nei periodi elettorali”, poi scompaiono nella fitta nebbia della redenta palude pontina.
E’ una rabbia che monta mese dopo mese e non risparmia nessuno di chi ieri ma anche oggi doveva fare e non ha fatto, ad iniziare dalla soluzione delle problematiche legate allo stato pietoso in cui versano le strade del nucleo centrale dell’abitato, ma anche di quelle poste nelle campagne.
Strade con asfalto dissestato, con grosse e pericolose buche, assenza di segnaletica orizzontale e verticale, mancanza cronica di illuminazione pubblica, stanno creando un senso di pericolo VERO per chi vi si avventura, ma anche di un forte senso di abbandono da parte dell’istituzione comunale.
E mentre “lo stato centrale comunale” assiso comodamente e al caldo negli uffici di piazza Municipio sembra aver dimenticato che esiste anche Borgo Hermada, rimane fermo ogni supplica democratica.
Ed allora al borgo operoso si arrangiano come possono per limitare i pericoli.
Nottetempo, ed in piena autarchia, virtuose pattuglie di cittadini appilano le buche più grandi, con sversamenti di ghiaia che rimangono intonse fino alla prima pioggia, per poi ritornare mestamente allo stato che gli è più consono da anni.
Tra un’appilata e l’altra, i virtuosi si chiedono: quando finirà lo strazio del fare da NOI?
Domanda legittima, ma senza risposta.
e.
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