Il Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma della Guardia di Finanza ha sequestrato oggi beni mobili e immobili per un valore di oltre 44 milioni di euro riconducibili agli imprenditori Michele Palumbo, Angela Sequino e Francesco Biagio Russo, fiduciari del capoclan Feliciano Mallardo, indiziati di aver organizzato, nel Lazio, una cellula camorristica federata col clan di camorra Mallardo, egemone nel comune di Giugliano in Campania (Napoli) e nei territori limitrofi. I tre imprenditori, per conto del clan Mallardo, reimpiegavano i proventi delle molteplici attività delittuose del clan medesimo. L’operazione segue i sequestri avvenuti pochi mesi fa nei confronti dei fratelli Dell’Aquila prima e dei fratelli Ascione poi.
Gli accertamenti patrimoniali hanno permesso di ricostruire un vero e proprio gruppo imprenditoriale, composto da diverse società, attraverso le quali i tre hanno effettuato ingenti investimenti, principalmente nel settore delle costruzioni edilizie nonché in quello della distribuzione di combustibile per uso domestico, il tutto per conto del clan Mallardo.
Grazie ai collaboratori di giustizia è stato appurato che i mutui, utilizzati per effettuare investimenti camorristici, venivano accesi solo per creare una giustificazione apparentemente lecita all’apporto di denaro liquido. Questo ha consentito al gruppo di mimetizzarsi col tessuto sociale e economico legale, soprattutto nelle zone situate nell’area nord-est della Capitale. Investimenti immobiliari sono stati infatti effettuati soprattutto nell’area della Capitale e nei comuni a ridosso della stessa (Fonte Nuova, Mentana, Guidonia Montecelio, Monterotondo e Sant’Angelo Romano), oltre che in alcuni comuni della provincia di Napoli, servendosi, per tale scopo, di soggetti giuridici spesso intestati a prestanome.
Partendo da questo il Gico di Roma ha sviluppato 94 accertamenti economico-patrimoniali, nei confronti di altrettante persone fisiche e giuridiche, finalizzati all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati. La holding criminale aveva accumulato un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare, del tutto incongruente con il modesto profilo reddituale emergente dalle dichiarazioni dei redditi. Il sequestro ha riguardato 8 società con sede a Roma e a Napoli, quote societarie di 4 società di Roma e Caserta, 152 unità immobiliari (fabbricati e terreni), a Roma e nelle provincie di Roma, Napoli e Caserta; 14 autoveicoli, numerosi rapporti bancari, postali, assicurativi e azioni.