Un impero che da Napoli si estendeva fino al cuore di Roma e Firenze, un esercito di camorristi e insospettabili accomunati dalla voglia di fare soldi facili. L’operazione interforze che stamane ha portato all’esecuzione di 90 misure cautelari e al sequestro di beni per 250 milioni ha piegato uno dei clan più solidi e temibili della criminalità campana: quello capeggiato dal boss Eduardo Contini, soprannominato “‘o romano” e noto alle cronache nazionali per essere stato arrestato, la notte di Capodanno del 1994, a Cortina d’Ampezzo, mentre in smoking andava a festeggiare.
Guardia di finanza, polizia, carabinieri e Dia, coordinati dalla Dna e dalla Dda di Napoli, hanno lavorato anni per ricostruire organigrammi, identificare i responsabili di estorsioni e spaccio di droga, individuare beni intestati a prestanome o acquistati con soldi di provenienza illecita. il blitz, scattato in contemporanea nei tre capoluoghi. Un evento luttuoso ha appannato il compiacimento di investigatori e magistrati per la riuscita dell’operazione: Giuseppe Cristarelli, imprenditore pregiudicato di 42 anni che era destinatario di una delle misure cautelari perché accusato di usura ed estorsione, si è lanciato nel vuoto – secondo gli investigatori – da una finestra della sua abitazione, in via Banfi a Roma, ed è morto sul colpo. Agli agenti arrivati per arrestarlo ha detto che si sentiva male e aveva bisogno di un bicchiere d’acqua.
Giuseppe Cristarelli era il figlio di Luigi, amico per la pelle di Eduardo Contini e arrestato insieme con lui a Cortina quella notte di venti anni fa. In seguito alla notizia della sua morte è stata annullata la conferenza stampa in programma per illustrare i dettagli dell’operazione.
Oltre agli affari del clan Contini, che nella Capitale era alleato alla famiglia Righi, dalle 1800 pagine dell’ordinanza cautelare emessa dal gip Raffaele Piccirillo su richiesta dei pm Marco Del Gaudio, Filippo Beatrice, Francesco Curcio e Ida Teresi salta fuori un episodio legato al mondo del calcio minore. I Contini, infatti, pagarono alcuni calciatori del Real Marcianise perché la loro squadra perdesse e vincesse invece il Gallipoli Calcio in modo da finire in serie B. L’episodio risale al campionato 2008/2009. Indagati per frode sportiva, con l’aggravante della finalità mafiosa, anche l’ex giocatore Giuseppe Giannini, il “principe“, e Luigi Dimitri, attualmente osservatore internazionale della Juve, all’epoca rispettivamente allenatore e direttore sportivo del Gallipoli Calcio.
Uno degli aspetti più rilevanti dell’operazione è rappresentato dai sequestri, molti dei quali riguardano esercizi commerciali molto noti e frequentati. A Roma, per esempio, sono finiti sotto sequestro “Pummarola e Drink“, “Zio Ciro“, “Frijenno Magnanno“, le catene “Pizza Ciro” e “Sugo“, i ristoranti il “Il Pizzicotto” e la gelateria “Ciuccula” al Pantheon. Sequestrate anche società con sedi sparse tra largo Fontanella Borghese, via della Maddalena, via Archimede, ai Parioli. A Napoli sequestrati ben 30 distributori di carburanti, tra cui due sulla Tangenziale (Agnano Est e Scudillo Nord) e due lungo l’Autostrada del Sole (Cittadella e Masseria Ovest). Proprio la vendita di carburanti rappresenta il “core business” della holding Contini a Napoli. Ma l’impero annovera anche bar (ne sono stati sequestrati 11), torrefazioni, gioiellerie, distribuzione di prodotti alimentari, mentre le attività del clan, la cui figura di riferimento a Napoli era Ciro Di Carluccio, comprendevano anche investimenti immobiliari e la concessione di prestiti con interessi illegali a persone in difficoltà economiche.