Le carceri italiane ospitano circa 66mila detenuti, dei quali circa 39mila definitivi e tra questi oltre 10mila hanno un residuo pena di un anno, 4.046 un fine pena entro i 18 mesi e per oltre 8.000 il fine pena è stabilito nei tre anni. Si tratta di circa ventimila persone, quindi, che potrebbero usufruire di misure alternative a vario titolo, dall’affidamento in prova alla semilibertà alla detenzione domiciliare. Lo rileva il Dap.
Questi dati, secondo il Dipartimento, “danno contezza della necessità di dover procedere alla razionalizzazione del sistema se si intende migliorarne l’efficienza e l’efficacia, perché solo così potranno modularsi e incentivare le iniziative trattamentali in relazione alle diverse specificità e bisogni, conformare le progettazioni architettoniche e diversificare gli spazi, ottimizzare le risorse professionali e finanziare ripartendole con più oculatezza, valutare diverse modalità di controllo adeguandole ai livelli di pericolosità, come la sorveglianza dinamica“.
Il Dap ha avviato nello scorso settembre il lavoro che dovrà portare alla modifica della geografia penitenziaria. Domani ci sarà la conclusione nell’incontro fissato, alla presenza del capo del Dipartimento, per la messa a punto degli ultimi tasselli del piano esecutivo dei circuiti regionali.