Tanti sono i problemi che una persona che si risveglia dal coma deve affrontare: nella maggior parete dei casi, in relazione alla durata del coma ed in conseguenza delle lesioni cerebrali subite, i pazienti presentano danni incontrovertibili e modifiche sostanziali alla loro personalità tali da renderli non più autosufficienti e di difficile accettazione e gestione da parte dei loro familiari. Una tragedia che non trova risposte se non nell’assistenza riabilitativa motoria, sottovalutando tutte le problematiche cognitivo-comportamentali e scaricando sulla famiglia tutto il carico del recupero sociale. Per questo l’associazione A.R.Co92 ha ideato, nel 1999, “Casa Dago“, una struttura de-medicalizzata dotata di otto mini-appartamenti, la prima in Italia, in grado di accogliere il paziente post-comatoso e un suo congiunto nel delicato momento della dimissione dall’ospedale di riabilitazione e assisterlo concretamente nella reintegrazione familiare, sociale e lavorativa. Il servizio è stato realizzato a Roma grazie alla Regione Lazio e istituito con legge regionale 7 giugno 1999, n. 6. Un servizio finanziato finora come progetto sperimentale, anno dopo anno, attraverso la collaborazione con terze parti (prima la fondazione Santa Lucia, poi la Asl Rm/C, quindi le Ipab Santa Caterina e Iras) che dal 2014 la Regione ha inteso istituzionalizzare. Un passaggio che però ha determinato il mancato rinnovo del contratto di affitto dei locali dove finora operava “Casa Dago” creando un disagio agli assistiti e ai loro familiari.
L’assessore alle Politiche sociali, Rita Visini, intervenendo in audizione in commissione Salute e Politiche sociali richiesta dal consigliere Francesco Storace (La Destra), ha messo a disposizione una struttura pubblica in via Castel di Leva, dove insediare un polo specifico per la disabilità. “Una soluzione che non è stata tuttavia ritenuta idonea dall’associazione – ha spiegato Visini – ma che costituisce l’unico modo per ammortizzare i costi in questa fase, destinando tutti i fondi a disposizione per sostenere le attività da svolgere e non per pagare onerosi canoni di locazione“. Per il presidente Rodolfo Lena (Pd) “da un lato bisogna lavorare a una soluzione normativa, che regolamenti e istituzionalizzi a tutti i livelli la meritoria azione svolta da ‘Casa Dago’; dall’altro bisogna dare immediate certezze all’associazione e agli assistiti e questo può essere garantito dall’utilizzo della struttura messa a disposizione dalla Regione, opportunamente adeguata in base alle esigenze esposte durante l’audizione“. Secondo l’assessorato il finanziamento a vario titolo del progetto avviato nel 1999 da “Casa Dago” si è attestato sulla cifra di 3, 9 milioni di euro. La Commissione ha quindi deciso di operare un sopralluogo sia all’interno della struttura attualmente utilizzata da “Casa Dago” che in quella individuata dagli uffici regionali. “Intanto – ha chiesto il presidente Lena all’assessore Visini – bisogna intervenire per scongiurare sia lo sfratto in atto che la temporanea interruzione del servizio reso“. Il consigliere Riccardo Agostini (Pd) ha inoltre richiesto una verifica sulla disponibilità e agibilità presso l’Ipab San Michele.