I lettori ricordano le promesse di buone pratiche in fatto di gestione della sanità pubblica pontina da parte del manager dell’Asl e del virtuoso presidente della regione Lazio?
Vi ricordate del mirabolante piano di riassetto della sanità pubblica stilato per la Regione Lazio e in particolare di quello dell’Asl Latina, e ancora più nel particolare per il Distretto di Centro e dei due ospedali: Fiorini (Terracina) e San Giovanni Di Dio (Fondi)?
Bene, di tutto quello che era stato detto e si doveva fare nulla è stato posto in pratica, mentre si è entrati in una nuova stagione balneare, con le enormi problematiche che questa si trascina dietro.
Certo, non è quello della gestione della sanità pubblica un lavoro facile, ma è anche vero che i cittadini non possono essere illusi oltre misura.
Non si può, infatti, millantare una pianificazione in meglio dei servizi sanitari se poi si assiste a un sistematico smantellamento delle strutture deputate all’accoglienza e alla cura del malato.
Partendo da Latina, possiamo certificare la scomparsa dall’orizzonte del progetto di Dea di II livello per il Goretti, mentre per importanti servizi come le operazioni al papilloma virus la sala operatoria è aperta soltanto pochi giorni al mese, con il conseguente ingrossamento delle file di chi deve essere sottoposto al delicato e urgente intervento.
Scendendo velocemente a Terracina, in questi giorni il comitato pro ospedale ha di nuovo fatto richiesta al manager per un incontro che possa permettere di conoscere gli interventi urgenti capaci di sopperire alla carenza delle risorse umane e all’attuazione di quanto era stabilito all’interno del piano di riassetto.
Stessa situzione a Fondi dove il riconfermato sindaco si sta attivando per conoscere dal manager come s’intende procedere per la soluzione degli atavici problemi del San Giovanni di Dio.
Insomma, si direbbe: nessuna buona nuova sotto il cocente sole di metà giugno.
Mentre c’è da rimarcare che con l’arrivo di luglio e agosto i dipendenti dei due nosocomi, per legge, dovranno osservare i rispettivi turni di ferie.
Questo comporterà in mancanza di personale medico e paramedico in sostituzione, un’altra difficoltà a operare all’interno delle corsie ospedaliere e nei pronto soccorso, con tutto quello che ne consegue per l’assistenza ai cittadini che ne hanno bisogno.
Nell’attesa che qualcosa in meglio cambi e che i plenipotenziari della sanità regionale e provinciale si decidano a muovere foglia, non possiamo fare altro che raccomandaci a chi tutti i giorni s’impegna per mantenere una sufficiente assistenza, in primis i medici e i paramedici.
Senza il loro prezioso ed encomiabile contributo, forse oggi staremmo parlando di altre e più terribili negatività.
Gina Cetrone