Il punto sul fronte della criminalità e dell’illegalità, ma anche per il superamento delle strade illecite nel mondo della pubblica amministrazione, l’ha evidenziato ancora una volta con estrema chiarezza la Corte dei Conti nel corso della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario.
La Corte ci rappresenta una società dove il malaffare è talmente diffuso che i cittadini stanno correndo il serio rischio di assuefarsi a tali comportamenti “criminali”, convinti che si tratti di un male senza rimedi.
“La crisi economica e la corruzione – ha denunciato il presidente della Corte Raffaele Squitieri nel suo intervento – procedono di pari passo, in un circolo vizioso, nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra.
La ricerca talvolta affannosa di strategie di uscita dalla crisi e la competizione esasperata per l’accesso a risorse limitate – ha spiegato – favoriscono la pratica di vie illecite ed attività illegali”.
Tutto questo ha effetti devastanti, sia sulla sistemazione delle risorse finanziarie e umane, sia sulla creazione di condizioni favorevoli all’attività d’impresa e, quindi, sulla crescita dell’economia.
Ed è da qui che riparte il circolo vizioso, perché più corruzione significa più crisi, e più crisi equivale a più corruzione.
Sul fronte illegalità la svolta non è dunque ancora arrivata, nonostante il positivo contributo della Corte e dell’Autorità anticorruzione.
“Pensavamo di aver lasciato alle spalle i fenomeni di mala gestione – ha proseguito Squitieri nel suo discorso – ma i casi come quelli di Roma Capitale sono sotto gli occhi di tutti”.
Il pericolo più serio per la collettività è ora “una rassegnata assuefazione al malaffare”.
Ma questo rischio non deve concretizzarsi, perché non possiamo permettere che questo accada.
Non possiamo lasciare che prenda forza l’idea di una società incapace di compiere scelte collettive, di perseguire, a livello di amministrazione pubblica, obiettivi concreti e di garantire un sistema di servizi efficienti e sostenibili.
Quello che a mio parere serve è un’azione spedita e trasparente: la corruzione si combatte quindi con una pubblica amministrazione più semplice e con dati pubblici aperti ai cittadini. Che hanno il dovere di controllare il lavoro delle loro rappresentanze politiche.
Gina Cetrone