“Quando si portano i sindaci a proteste di questo tipo c’é un meccanismo nel funzionamento dello Stato che si è incrinato. Noi siamo un pezzo dello Stato, e se dobbiamo scegliere queste forme e toni per manifestare il nostro disagio significa che c’é qualcosa da rivedere nel rapporto tra le istituzioni“. Così Wladimiro Boccali, sindaco di Perugia e presidente di Anci Umbria, commenta al sito dell’Anci le possibili dimissioni in massa dei primi cittadini, che l’Anci potrebbe decidere il 29 novembre se il Senato non dovesse accogliere nella legge di stabilità le richieste dai Comuni su Imu, patto di stabilità e tagli della spending review. “Senza interventi di modifica sul testo della legge noi amministratori non saremo in grado di svolgere le funzioni che ci sono affidate dall’ordinamento nazionale. Per questo – sottolinea il sindaco perugino – dobbiamo dichiarare in tutti i modi che siamo stati sostanzialmente dimissionati dal governo a causa delle sue mancate risposte alle nostre richieste“. Secondo Boccali, a causa dei tagli subiti, i sindaci si trovano in uno stato di assoluto disagio. “Se non mi consenti di svolgere le funzioni siamo oltre l’obbligo di ‘puntarti la pistola alla tempia’ per farti aumentare la tassazione locale“, riflette il presidente di Anci Umbria. “Ma qui c’é qualcosa in più: neanche con le tasse portate al massimo riusciamo ad assicurare i servizi se poi lo Stato trattiene il gettito dell’Imu. Questa è per me – conclude Boccali – una provocazione insostenibile“.