Il Consiglio regionale del Lazio ha iniziato oggi l’esame della proposta di legge sul riordino dell’associazionismo comunale e la soppressione delle Comunità montane, di iniziativa della Giunta regionale. Il provvedimento è stato illustrato all’Aula dall’assessore regionale alle Pari opportunità, autonomie locali e sicurezza, Concettina Ciminiello. Dopo la relazione, il Consiglio ha respinto a maggioranza la questione pregiudiziale di legittimità avanzata dal Movimento 5 stelle e la richiesta di sospensiva proposta da Antonello Aurigemma (Pdl-FI). A seguire, il dibattito generale sulla proposta di legge, concluso con la replica dell’assessore. I lavori riprenderanno domani, giovedì 30 luglio alle ore 12. La seduta odierna si è aperta con l’invito del presidente Daniele Leodori a osservare un minuto di silenzio per ricordare Pietro Giovannoni, operaio di Acea Ato 2 morto durante un intervento urgente nel quartiere di Centocelle, a Roma, nella notte tra il 27 e il 28 luglio. Subito dopo, l’assessore Ciminiello ha illustrato la proposta di legge n. 69. “L’obiettivo di questo provvedimento – ha spiegato – è determinare un miglioramento dei servizi offerti, semplificare, migliorare e rendere più efficace ed efficiente l’azione amministrativa creando una nuova governance degli Enti locali del Lazio. Spesso i piccoli Comuni da soli non sono in grado di offrire ai propri cittadini servizi efficienti e funzionali, mentre insieme potranno contare di più e offrire servizi migliori ai propri cittadini, creando anche un notevole risparmio economico“. Dopo aver spiegato che la normativa nazionale prevede l’obbligo per i Comuni con popolazione al di sotto dei 5.000 abitanti di esercitare in forma associata le funzioni fondamentali individuate dal legislatore statale, Ciminiello ha illustrato la situazione nel Lazio: “Attualmente – ha detto – sono presenti 378 Comuni di cui ben 255 sotto i 5.000 abitanti per un totale di 460.000 abitanti. Di questi Comuni 190 fanno parte di Comunità montane e 103 fanno parte di unioni di Comuni. In alcuni casi i Comuni aderiscono contemporaneamente sia ad una Comunità montana sia ad un’unione di Comuni, dando così luogo a una duplicazione di strutture e organi e a una notevole complessità gestionale delle funzioni svolte rispettivamente dall’uno e dall’altro soggetto“. Partendo da tale contesto, l’assessore ha chiarito che “la Regione intende rivoluzionare l’assetto organizzativo attualmente esistente, migliorandolo e rendendolo strumento di semplificazione e diminuzione dei livelli burocratici. A tal fine – ha concluso – con questo progetto di legge l’unione di Comuni assume il ruolo di strumento privilegiato e modello gestionale fondamentale per l’esercizio associato delle funzioni per i Comuni“.
Con riferimento invece alla soppressione delle Comunità montane, Ciminiello ha spiegato che la Regione ha ritenuto di intervenire disciplinando il processo di superamento delle stesse introducendo le Unioni di Comuni montani, “enti in grado di preservare anche lo svolgimento delle funzioni di tutela e promozione della montagna che sono tutelate dall’articolo 44 della Costituzione“, ha precisato. Le nuove Unioni, infatti, secondo la ratio della proposta di legge saranno di dimensioni mediamente grandi a partire da 10.000 abitanti e potranno ulteriormente ampliarsi con l’adesione di tutti i Comuni, non solo piccoli, in modo da coprire gran parte del territorio regionale, pur rimanendo di norma ricompresa all’interno di un medesimo distretto sociosanitario. Rispetto al testo originario, approvato in Giunta nel settembre del 2013, la I Commissione ha apportato diverse modifiche, dovute in particolare al nuovo quadro di riassetto del territorio che è stato delineato dalla legge n. 56/2014 (legge ‘Delrio’).
Subito dopo la relazione dell’assessore, il presidente Leodori ha comunicato all’Aula che sulla proposta di legge sono state presentate una questione pregiudiziale – da parte dei consiglieri del Movimento 5 stelle – e una richiesta di sospensiva, da parte del consigliere Antonello Aurigemma (Pdl-FI), da discutere e votare prima del dibattito generale. Per quanto riguarda la prima, Valentina Corrado (M5s) ha sostenuto che la proposta di legge violerebbe lo Statuto regionale – in particolare gli articoli 4, 8 e 16 – poiché questo “attribuisce alle Comunità montane importanti funzioni e le individua come enti che concorrono all’organizzazione dell’amministrazione regionale“. Secondo Corrado, quindi, sarebbe necessaria una modifica dello Statuto prima di sopprimerle, “anche perché – ha aggiunto – in Piemonte per un analoga situazione il Tar ha sollevato una questione di costituzionalità presso la Consulta“. La richiesta di sospensiva, invece, è stata presentata e illustrata dal consigliere Antonello Aurigemma (Pdl-FI), il quale ha spiegato che “non ha senso andare a discutere di una proposta di legge che interessa solo un pezzo della riforma ‘Delrio’, poiché c’è il rischio di dover rimetterci mano quando affronteremo la questione in modo completo, con riferimento soprattutto all’attribuzione delle funzioni e alla ricollocazione del personale delle province”. Al termine della discussione, l’Aula ha respinto a maggioranza entrambe le questioni, decidendo così di procedere all’esame della proposta di legge. La seduta è proseguita con il dibattito generale, con numerosi interventi fino alla replica dell’assessore Ciminiello. Concluso questo, il vicepresidente del Consiglio, Francesco Storace (La Destra), ha aggiornato i lavori alle ore 12 di oggi 30 luglio, per iniziare l’esame dell’articolato e degli emendamenti.