La misura è colma. Questo in sintesi il messaggio affidato all’ennesima lettera inviata al governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti e all’assessore all’agricoltura Sonia Ricci dal presidente e dal direttore di Coldiretti Lazio, David Granieri e Aldo Mattia.
Infatti, la Regione Lazio, nonostante le ripetute sollecitazioni, ha continuato a non intervenire venendo meno al suo ruolo propulsore e di mediazione per risolvere la grave situazione che incombe sugli allevatori che producono latte vaccino. Non si tratta di siglare un contratto di conferimento, né tanto meno di perfezionare un accordo interprofessionale ai sensi di una legge ormai abrogata ma di favorire il consolidamento di “una logica di leale collaborazione tra le parti che permetta la programmazione delle attività produttive”.
Se la Regione Lazio non si farà promotrice di un accordo quadro tra le parti (produttori e industrie di trasformazione) in grado di garantire un prezzo equo “alla stalla” che permetta di remunerare almeno i costi di produzione, la Coldiretti del Lazio è pronta a chiamare a raccolta, in tempi brevi, i propri allevatori in una maxi manifestazione di fronte al palazzo della Regione.
La situazione. I contratti di conferimento del latte alla stalla sono scaduti lo scorso 30 giugno con conseguente sottoscrizione di nuovi accordi senza il riferimento di un quadro generale necessario per la tutela delle posizioni contrattuali degli allevatori; si è verificato un calo di circa il 5% del prezzo del latte alla stalla pagato agli allevatori dalla scadenza di contratti ad oggi, passando da circa 45 centesimo al litro agli attuali poco più di 42 centesimi al litro; il prezzo del latte fresco al consumo continua a rimanere oltre 4 volte il prezzo alla produzione nonostante quest’ultimo sia calato negli ultimi tre mesi; i costi di produzione rimangono ampiamente al di sopra dei prezzi di vendita non remunerando il lavoro degli allevatori.
Conseguenza di tutto ciò è non soltanto una falsificazione di leali rapporti di concorrenza e il prevalere della regola del più forte, ma soprattutto il rischio di perdere la qualità e la specificità del latte laziale e quindi il rischio di chiusura di centinaia di imprese zootecniche del nostro territorio.
Per questi motivi “la Coldiretti del Lazio ritiene non più prorogabile un intervento della Regione auspicato nel rispetto delle normali regole della concorrenza come avviene ormai da tempo nella Regione Lombardia che, come noto, rappresenta il mercato di riferimento per tutto il Paese. Si tratta di mettere in atto un’azione sinergica, di cui le Istituzioni devono farsi protagoniste” conclude la lettera.