Il Consiglio regionale del Lazio ha modificato la legge regionale sull’acqua pubblica. La normativa era stata impugnata dal Governo davanti alla Corte costituzionale. Oggi l’assemblea legislativa regionale ha approvato con 42 voti a favore su 43 una serie di adattamenti, con l’intento di dissipare prima della pronuncia della Consulta i dubbi di costituzionalità avanzati dal Consiglio dei ministri. La legge del 2014 n. 5 “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque” è stata oggetto di osservazioni da parte del Governo in alcuni articoli. L’impugnativa riguardava l’invasione delle competenze esclusive dello Stato in materia di concorrenza, di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, di ordinamento civile dello Stato, oltre a non esser conforme ad alcune norme europee. Ora quelle norme sono scomparse o sono state riscritte sulla base di una proposta della Giunta guidata da Nicola Zingaretti. Altre sono state riaffermate, come la proprietà pubblica delle reti idriche (su iniziativa del centrodestra, primo firmatario Francesco Storace, la Destra). Altre sono state introdotte, sempre con il parere favorevole dell’assessore all’Ambiente, Fabio Refrigeri. Ad esempio una banca dati delle risorse idriche. O la promozione dell’approvvigionamento idrico dei soggetti in situazioni di svantaggio. Chiarito che la gestione del servizio idrico integrato “ha come obiettivo l’equilibrio economico-finanziario della gestione” (come suggerito da un emendamento Pdl-FI, primo firmatario Giuseppe Simeone). Eliminato, su proposta di Refrigeri, l’obiettivo del pareggio di bilancio. Grazie alle nuove norme la Regione cerca ora di assicurare il rispetto delle regole della concorrenza e di precisare le modalità di revoca delle concessioni (al concessionario spetterà una riduzione del canone e non sarà dovuto alcun indennizzo). Eliminata la disposizione che imponeva il rilascio delle concessioni per le grandi derivazioni alle sole Autorità di ambito. Abrogata, infine, una disposizione in contrasto con il principio dell’unitarietà di gestione del servizio idrico integrato. Tolto di mezzo anche un comma delle disposizioni transitorie dell’articolo 5/2014 sulle gestioni provvisorie dei comuni. Lo sforzo, reso esplicito da varie dichiarazioni in Aula, è stato quello di perseguire la legittimità costituzionale, mantenendo intatti i principi di una normativa varata all’unanimità lo scorso anno alla Pisana, dopo che 39 comuni e 40 mila cittadini avevano promosso un referendum propositivo. Un testo che a sua volta recepiva lo spirito della consultazione referendaria nazionale sull’acqua pubblica. “Una legge unica nel suo genere in Italia“, l’ha definita l’assessore Refrigeri. Ma anche una normativa che a giugno 2014 il Consiglio dei ministri aveva impugnato in alcune sue parti. La legge che sana questi dubbi, approvata oggi, è partita da un testo adottato ad agosto dalla commissione Ambiente, presieduta da Enrico Panunzi (Pd), sulla scorta di quello elaborato dalla Giunta Zingaretti, anche dopo i contatti con l’allora ministro agli affari regionali Maria Carmela Lanzetta. L’intero dibattito, iniziato la scorsa settimana, è stato caratterizzato da un confronto dialettico tra due schieramenti, in parte trasversali. Da una parte chi, come l’opposizione di centrodestra, voleva perfezionare il testo o resistere “ai diktat del Governo“, avendo il coraggio di affrontare giudizi davanti alla Corte costituzionale. Dall’altra la maggioranza, e pure il Movimento cinque stelle, che pur volendo migliorare la normativa del 2014, era cauto nel cercare di evitare nuovi dubbi di costituzionalità rischiando di rinviare l’operatività della legge dello scorso anno. Tra i vari emendamenti approvati dall’Aula quelli a firma di Francesco Storace (la Destra), Antonello Aurigemma (Pdl-FI), Pietro Sbardella (Misto), Olimpia Tarzia (Lista Storace), Giancarlo Righini (FdI) e Daniele Sabatini (Ncd). Queste modifiche hanno riguardato la cadenza ora biennale dell’aggiornamento del bilancio idrico partecipato (tra i cui criteri Righini ha ottenuto sia aggiunto quello della “qualità ambientale e sanitaria delle risorse“). Introdotti, inoltre, il censimento dei pozzi privati e il piano di sicurezza delle acque destinate al consumo umano (primo firmatario Storace).
Nel corso dei lavori è stato annunciato come imminente da Refrigeri un altro passo in materia di acqua pubblica: la disciplina degli ambiti di bacino idrografico. Argomento che quasi tutte le dichiarazioni di voto hanno toccato o richiamato. Hanno annunciato il proprio voto favorevole, al termine della seduta, Enrico Panunzi per conto della maggioranza, Devid Porrello a nome del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Righini, Pietro Sbardella, Francesco Storace, il capogruppo Pdl-FI Antonello Aurigemma e quello del Nuovo centrodestra, Daniele Sabatini. Ha annunciato la propria non partecipazione al voto Giuseppe Cangemi (Ncd) in segno di protesta per l’assenza in aula di Zingaretti. Prima del voto finale sulla proposta di legge regionale n. 276, il Consiglio ha approvato all’unanimità un ordine del giorno sottoscritto da 12 gruppi consiliari su 13, con cui si impegnano il presidente della Giunta, Nicola Zingaretti, e l’assessore alle Infrastrutture, politiche abitative e ambiente, Fabio Refrigeri, “a costituire immediatamente un tavolo tecnico presso l’assessorato competente – si legge nel dispositivo – partecipato dalle parti istituzionali e di rappresentanza dei cittadini, con lo scopo di individuare entro i successivi 15 giorni la soluzione più idonea all’attuazione del comma 1 dell’articolo 5 della L.R. 5/2015 e addivenire ad una proposta condivisa di istituzione di Ambiti di Bacino Idrografico che rispettino i requisiti di omogeneità idrografica e di sostenibilità economica“. In alternativa a questo impegno, il Consiglio chiede di “attivarsi, nell’ambito delle sue prerogative, affinché si proceda all’immediata calendarizzazione della proposta di legge regionale n. 238/2015, al fine di prevederne l’approvazione entro 90 giorni“.