Nella seduta odierna di Consiglio Provinciale, al momento di discutere il punto all’ordine del giorno “Comunicazione del decreto prefettizio del 31.10.2013”, riteniamo sia accaduto un fatto rilevante e politicamente grave.
Non è stato consentito agli scriventi gruppi consiliari di discutere e votare la mozione sottoscritta e depositata agli atti.
Una mozione con la quale ritenevamo necessario ribadire la carenza di legittimazione del Consiglio a dare esecuzione alla dichiarazione prefettizia.
Una mozione, quindi, che non aveva e non ha l’obiettivo, come surrettiziamente sostenuto da qualcuno di restituire una sorta di reviviscenza ad Armando Cusani nelle sue funzioni presidenziali, ma solamente a ribadire con forza che non compete al Consiglio, quale organo dell’Ente, il compito né di prendere atto, né di dare esecuzione al provvedimento di sospensione del Presidente Cusani.
Desta perplessità e rammarico il fatto che neanche oggi il Consiglio Provinciale sia riuscito a spogliarsi delle sue appartenenze politiche e partitiche e che non abbia sentito la necessità di gridare a voce alta che gli articoli 10 e 11 della Legge Severino siano violativi di principi fondanti dell’ordinamento giuridico; fondanti perchè rinvenienti nella Carta Costituzionale e nella convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Ci chiediamo come sia possibile che gli eletti di questo Consiglio non sentano il bisogno di denunciare che la Legge Severino violi la presunzione di non colpevolezza sancita dall’art. 27 della Costituzione e dall’art. 6 del CEDU.
Come non denunciare che la Legge Severino violi il principio di non retroattività di una sanzione fortemente afflittiva quale la sospensione di diritto di una carica elettiva come sancito dall’art. 25 della Costituzione e dall’art. 7 CEDU?
Come è possibile che gli eletti non sentano il bisogno di opporsi al fatto che tale legge incida negativamente sul diritto di elettorato attivo e passivo, entrambe tutelate dalla Carta Costituzionale?
Questo è il contenuto della mozione che intendevano discutere e votare.
Pensavamo che la stessa potesse essere patrimonio comune di tutti.
Evidentemente ci sbagliavamo.
Oggi il Consiglio Provinciale non era chiamato ad esprimere un giudizio politico sull’operato di Armando Cusani, ma solamente a ribadire con forza che viviamo ancora in uno Stato di diritto.
Lista Cusani
Popolo della Libertà
Fratelli d’Italia
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