“La decisione della Regione Lazio di rivalersi sui Comuni consorziati, per il recupero dei crediti nei confronti del Consorzio Acquedottistico degli Aurunci, non può che essere definita vergognosa ed inaccettabile. La Regione ha scelto in questa situazione la strada più semplice. Ha letteralmente messo le mani nelle tasche dei Comuni sottraendo risorse e servizi fondamentali ai cittadini che gli Enti saranno costretti a decurtare dai già esigui bilanci, gravati dal taglio ai trasferimenti pubblici ed incapaci di far fronte anche all’amministrazione ordinaria, . In questo contesto ho presentato una interrogazione urgente per chiedere al presidente della Regione Lazio Zingaretti se prima di procedere alla scellerata richiesta di tali somme ai Comuni consorziati la Regione abbia posto in essere tutte le azioni a sua disposizione per evitare il recupero coatto verso i singoli Enti. Ho chiesto, inoltre, di conoscere se, prima di oggi, abbia dato seguito ai solleciti inoltrati, dal lontano gennaio 2011 al maggio 2015, dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Frosinone che chiedevano alla Regione di intervenire, con gli strumenti, anche sostitutivi, a sua disposizione per provare a sanare la grave situazione debitoria del Consorzio derivante anche da un gestione commissariale protrattasi diversi anni per la colpevole inerzia della Regione Lazio ai solleciti prefettizi. Oggi il credito accertato della Regione nei confronti del Consorzio ammonta a 6.379.643,52 euro. Somma che senza alcuna ragionevolezza Zingaretti si è limitato a suddividere tra i Comuni consorziati, in base alla popolazione, incidendo pesantemente su bilanci già in rosso e sparando letteralmente sulla croce rossa. Nella provincia di Latina i Comuni consorziati sono in totale 20. E per ciascuno, i costi per ripianare il debito ammontano a cifre impensabili che vanno dai circa 800mila euro di Terracina e Minturno, agli oltre 700mila euro di Gaeta, fino agli oltre 500mila di Formia, agli oltre 300mila euro di Fondi e San Felice Circeo, ai circa 140mila di Priverno, ai circa 125mila di Sperlonga, passando per gli oltre 9mila di Campodimele, gli oltre 60mila di Castelforte, gli oltre 85mila di Itri, i circa 45mila di Lenola, i circa 40mila di Maenza, Santi Cosma e Damiano e Roccagorga, i circa 55mila di Monte San Biagio, gli oltre 25mila di Prossedi, i circa 20mila di Roccasecca e Spigno Saturnia, gli oltre 70mila di Sonnino. Oggi quella che stiamo sollevando oltre ad essere una questione di legittimità è anche e soprattutto una questione di opportunità. La Regione Lazio rivalendosi sui Comuni graverebbe direttamente sui cittadini a cui gli Enti non sono in grado già oggi, stando la precarietà e i vincoli di bilancio, di assicurare servizi fondamentali e di welfare sociale a tutela delle fasce più deboli. Significa agire in barba a qualsiasi principio di sussidiarietà che la Regione madre, e non matrigna come in questo caso, dovrebbe assicurare ai Comuni anche nell’ottica di una ottimale gestione della cosa pubblica che in questo modo viene negata agli Enti locali. Una Regione responsabile e attenta alle esigenze dei cittadini non può esimersi dal mediare la migliore soluzione possibile invece di travolgere gli inermi Comuni esercitando una forza prevaricatrice inaccettabile per chi dovrebbe tutelare i cittadini ed invece continua a vessarli”.
Lo dichiara in una nota il consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Simeone