giovedì 09 Gennaio 2025,

News

Ξ Commenta la notizia

Consumo del suolo a Terracina la percentuale quasi doppia di quella nazionale (dato Ispra 2024)

scritto da Redazione
Consumo del suolo a Terracina la percentuale quasi doppia di quella nazionale (dato Ispra 2024)

Il consumo di suolo continua a essere una delle emergenze ambientali più gravi e con maggiore impatto sulla vita e la salute e il benessere delle persone, della natura e degli animali, come dimostra il nuovo Rapporto 2024 sul Consumo di Suolo in Italia che ISPRA , con una approfondita analisi su tutti i comuni, è tornata a pubblicare proprio in questi giorni in occasione della Giornata Mondiale del Suolo del 5 dicembre scorso.

Il consumo di suolo continua senza sosta anche nel comune di Terracina, che si posiziona tristemente al 9^ posto tra i primi 10 Comuni laziali (dati ISPRA 2024) con una percentuale di consumo di suolo – rispetto all’intero territorio- che si attesta al 12,12% (con una media nazionale del 7,16%), con ben 22,04 ettari consumati in Aree Protette (tutte ricadenti nel Parco Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi) e 477,52 ettari consumati in prossimità di corpi idrici (invadendo il reticolo dei canali di bonifica presso i Borghi e i principali fiumi come quello del Portatore e del Sisto).

Terracina ha consumato dal 2006 una estensione di suolo prezioso pari a ben 2319 campi di calcio e nell’ultimo anno ha ulteriormente cementificato una estensione pari ad altri 5 campi di calcio, trasformando campi e boschi in piazzali, strade e capannoni, impianti industriali, inutili lottizzazioni residenziali visto il decrescere del numero degli abitanti.

Da non dimenticare che Terracina è stata maglia nera per l’urbanistica, come più volte sottolineato dal nostro circolo, da anni impegnato sulla difesa del suolo e del paesaggio, con diverse lottizzazioni sequestrate e con una applicazione di leggi e regolamenti regionali, come quello sulla rigenerazione urbana, che non abbiamo esitato a definire criminogena e contro la quale ci siamo impegnati come Circolo, fino ad essere ora parte civile nei processi penali scaturiti dalle nostre denunce.

Inoltre per gli ecomostri dell’Ex Corafa, vogliamo rimettere in campo (anche con il supporto di Legambiente nazionale) la questione dell’altezza degli edifici, della mancata riduzione in altezza della accertata cubatura premiale in eccesso e quella della cessione e dell’utilizzo degli standard monetizzati, questioni che per noi rimangono dirimenti anche alla luce della recente sentenza del TAR (che evidenzia anche una serie di abusi commessi in fase realizzativa) e che non possono essere certo aggirate con comode soluzioni come la “stamponatura” o l’impossibilità a cedere gli standard comprovata “post-operam”.

Al Sindaco e Assessore all’Urbanistica, al presidente della Commissione Urbanistica e ai Commissari tutti chiediamo che il nuovo Piano regolatore dovrà tendere al consumo di suolo zero, puntando a favorire innanzitutto la riorganizzazione e trasformazione qualitativa della città esistente, ridefinendo il rapporto tra città, mare, monti, collina e campagna, orientando la trasformazione della città esistente in senso ecologico con la rigenerazione e il riuso del costruito in chiave di sostenibilità ambientale, così come ci chiede l’Europa entro il 2050, programmando anche una azione di riduzione delle centinaia di migliaia di metri cubi in eccesso (considerando la diminuzione della popolazione e la crisi degli investimenti immobiliari delle seconde case).

Il nuovo PRG deve necessariamente prevedere una fase di partecipazione delle forze economiche e sociali, nonché dei singoli cittadini perché è necessario ripensare profondamente la struttura urbanistica della nostra città per dare ai cittadini condizioni di vita più confortevoli, occasioni di nuovi modi di socializzazione, servizi sociali più vicini alla loro vita quotidiana, condizioni di mobilità adeguate.

Occorre arrestare subito le scelte scellerate compiute negli ultimi anni dalle Amministrazioni di centro-destra, con decine di varianti urbanistiche alcune delle quali con previsioni edificatorie anche in zone ambientalmente tutelate e con una selvaggia politica di monetizzazione degli standard (verde urbano e parcheggi) e una applicazione criminogena della Legge 7 sulla rigenerazione urbana che ha fatto proliferare ecomostri come quelli dell’Ex Corafa.

Aggiungo poi che tutti i nuovi investimenti immobiliari, considerando anche i rischi relativi alla infiltrazione della criminalità organizzata e le operazioni di riciclaggio, devono potersi sviluppare all’interno di progetti urbani ben presidiati dall’istituzione pubblica, per evitare gravi anomalie come quelle sperimentate negli ultimi anni, che hanno distrutto anche e per sempre l’immagine della città.”

Anna Giannetti

Presidente del Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano” e Consigliere Nazionale

I commenti non sono chiusi.

Facebook