Si è tenuta questa mattina la cerimonia con cuila piazza dell’Ospedale è stata dedicata al Dott. Bertrando Fochi, il compianto chirurgo, nato a Cori e scomparso il 26 ottobre 2018, che consacrò gran parte della sua vita professionale al nosocomio corese e che oggi avrebbe festeggiato il suo compleanno.
Si è concretizzata così la volontà dell’Amministrazione comunale di ricordare anche alle future generazioni una figura che tanto si è adoperata per i coresi e per la loro struttura ospedaliera, tramutandola da poco più che infermeria, quale era quando il chirurgo arrivò negli anni ’70, in vero ospedale.
La cerimonia si è svolta nel rispetto delle norme anti-Covid, alla presenza anche della famiglia del dott. Fochi, ed è stata trasmessa in diretta dalla pagina facebook del Comune di Cori.
«Spero che questa giornata dedicata alla memoria e al ricordo del dott. Fochi – così il sindaco di Cori, Mauro De Lillis – possa lanciare anche un messaggio di rinascita e di speranza per la medicina territoriale ma soprattutto per la nostra struttura ospedaliera, che con Fochi ha raggiunto anni gloriosi ma che oggi vive momenti molto difficili e critici in termini di offerta sociosanitaria alla comunità. Oggi essa è purtroppo ridotta al minimo sindacale: un punto di primo intervento aperto solo 12 ore al giorno, progetti importanti aperti (telemedicina, radiologia, casa della salute) ancora non attivati: è un problema serio che va affrontato. Lo faremo. Ho già scritto al nuovo direttore generale della Asl e spero che con la fine della pandemia e il rafforzamento della campagna vaccinale potremo di nuovo concentrare le nostre forse per far rivivere veramente questa struttura».
Era presente Giovanni Maria Righetti, presidente dell’Ordine dei Medici di Latina, che ha conosciuto personalmente Bertrando Fochi e anzi lo aveva ultimamente intervistato per un docufilm sulla storia della sanità pontina. «Mi auguro – ha detto – che l’ospedale di Cori, oggi ospedale di comunità, ma ancora non riconosciuto dalla Regione Lazio dopo ben vent’anni, possa soddisfare le esigenze dei cittadini conciliando ricovero e medicina di prossimità», «è bellissimo – ha aggiunto poi – ricordare un medico che non c’è più come esempio per i giovani che devono subentrare».
«Nella biografia di Fochi – ha sottolineato Pietro Vitelli, già sindaco di Cori e del libro ‘BERTRANDO FOCHI. L’uomo e il chirurgo: una vita ricca d’insegnamenti’- troviamo un insegnamento di vita. Cosa davvero ci ha lasciato al di là della professione di medico? Non arrendersi mai di fronte alle avversità che la vita può presentare. La sua esistenza è la dimostrazione che le avversità si possono combattere e vincere: basti pensare alla perdita della madre a vent’anni, al fatto di aver fatto il medico in Libia anche nel deserto, di essersene poi dovuto andare in condizioni anche molto difficili. Ne ricordo soprattutto – ha concluso – la scelta di stare sempre accanto a chi aveva bisogno».
Legato da uno strettissimo rapporto personale a Bertrado Fochi, il medico di famiglia Ignazio Vitelli: «La mia fortuna, alla metà degli anni ’70, è stata di incontrare Bertrando Fochi, per me un secondo padre – ha esordito – Mi fece andare in sala operatoria con lui mentre frequentavo l’università: ricordo la sua estrema facilità nell’operare, i ferri chirurgici sembravano protesi delle sue mani. Se sono diventato medico e tutto quello che ho imparato lo devo a lui».
Per lunghi anni collega di Fochi, Amodio Di Marzo: «Manco da 23 anni da questi luoghi» ha affermato ricordando i tanti anni di lavoro a Cori, i colleghi e l’ottimo clima che si respirava. «Tanti – ha proseguito – venivano dai centri limitrofi, dai Lepini e da Cisterna. L’ospedale attirava perché la gente veniva operata e veniva rispettata, c’era quel non so che di umano che attirava forse più della stessa professione. Possiamo essere felici di aver dato qualcosa di importante, insieme a Bertrando, alla comunità di Cori e fuori».
Sentito infine l’intervento di Massimo Silvi, presidente del comitato civico: «La figura del dott. Fochi mi ha dato la spinta per continuare a lottare affinché alla comunità si continuasse a garantire un ospedale. E questo oltre 20 anni fa quando furono chiusi diversi ospedali della provincia di latina, allora nacque il comitato a difesa dell’ospedale di Cori». Silvi si soffermato sulla situazione attuale: «Perché la medicina del territorio non è decollata, di chi sono le responsabilità? 7 punti di primo intervento chiusi, pari a 80.000 prestazioni annue: numeri che fanno capire perché queste strutture servono. Chiediamo – ha terminato – che torni una struttura che dia un servizio più efficiente alla popolazione di tutta la zona».
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