Le difficoltà in cui cittadini e operatori della sanità del Lazio si sono trovati durante la prima ondata di Covid-19 non sono servite, come dimostra la drammatica situazione verso cui stanno precipitando i Pronto Soccorso regionali con il riaccendersi impetuoso dell’epidemia. “Che
quanto accaduto alcuni mesi fa non abbia insegnato nulla al Presidente della Regione Zingaretti e all’Assessore della Sanità D’Amato è sotto gli occhi di tutti” lo dichiarano congiuntamente il Segretario Nazionale della UGL Sanità Gianluca Giuliano e Valerio Franceschini Segretario Provinciale di Roma. “I pronto Soccorso non riescono a smaltire i tanti pazienti che vi accedono – proseguono i sindacalisti – e molte visite vengono effettuate sulle
ambulanze, con i mezzi di soccorso, parcheggiati per ore di fronte agli ingressi degli ospedali, che diventano improvvisate sale mediche. Questo con tutti i rischi cui pazienti e operatori sanitari sono sottoposti per fronteggiare una nuova cruenta battaglia di una guerra contro un
nemico subdolo come il virus che, come in tantissime occasioni avevamo sottolineato, non poteva considerarsi sconfitto. Non aver fatto tesoro dell’esperienza precedente, che aveva già mostrato l’inadeguatezza del sistema sanitario regionale per troppi anni depauperato
vergognosamente di uomini e risorse, è inaccettabile”. Le criticità che mettono a repentaglio la sicurezza dei pazienti e di chi li deve assistere è palese. “I Nas- proseguono Giuliano e Franceschini – hanno constatato in questi giorni che la raccomandazione di dedicare un ingresso blindato ai casi di contagio non è rispettato da un ospedale su tre, nonostante per tale
adeguamento siano stati stanziati fondi cospicui. Non ci si può trincerare dietro problematiche strutturali per la mancata messa in sicurezza. Quando la prima ondata è andata scemando bisognava intervenire rapidamente, anche attraverso il potenziamento dei carenti organici attraverso assunzioni a tempo indeterminato tramite lo scorrimento delle graduatorie in essere. La situazione è ormai al limite del collasso e gli operatori della sanità e i cittadini hanno bisogno di risposte rapide, e non di promesse demagogiche, di fronte alla recrudescenza del virus”.