Lo studio
Tra coloro che sono stati sottoposti a test per altri virus respiratori, per il 21% è stato rilevato anche un altro virus respiratorio. I dati provengono dalla rete di sorveglianza dei ricoveri con Covid-19 dei CDCP statunitensi, chiamata COVID-NET, con dati provenienti da 14 Stati. Lo studio ha rilevato che le coinfezioni dei virus respiratori sono state rare nel primo anno della pandemia, le co-infezioni di virus sinciziale (RSV) e rhinovirus o enterovirus sono aumentate durante il periodo di predominanza della variante Delta e la presenza contemporanea anche dell’influenza è stata poco frequente durante i primi due anni della pandemia.
I dati hanno anche mostrato che i bambini con co-infezioni avevano maggiori probabilità di avere meno di 5 anni, di necessitare di un maggiore supporto di ossigeno e di essere ricoverati nel reparto di terapia intensiva. Non sono state riscontrate associazioni significative tra i bambini di età superiore ai 5 anni. In particolare, per i bambini di età inferiore ai 2 anni, il test positivo per il virus respiratorio sinciziale o RSV in presenza di Covid-19 era significativamente associato a una malattia grave. Sono necessarie ulteriori ricerche sull’impatto preciso che due virus respiratori possono avere contemporaneamente sull’organismo.
In ogni caso dallo studio emerge chiaramente che essere colpiti da due virus, in particolare se si ha meno di cinque anni di età tende a rendere la malattia più grave, più probabile il prolungamento della degenza in ospedale, più probabile il ricovero nel reparto di terapia intensiva pediatrica. “È chiaro che l’attacco simultaneo di due virus ai polmoni, alla gola e all’organismo – in generale al sistema immunitario – può rendere alcuni bambini più gravemente malati”, concludono gli autori.
Fonte: Ansa