L’ITALIA CHE VOGLIAMO E’ UN’ITALIA CON LE PROVINCE: i rappresentanti del territorio ne sono convinti e lo hanno sostenuto con una insolita vitalità, oggi in una tesissima riunione presieduta dal Segretario Angelino Alfano, e dai Capo gruppo di Camera e Senato al quale hanno rappresentato quanto il rilancio dell’Italia non possa che partire dal livello locale e più propriamente dai Comuni e Province. In un momento di grande crisi nazionale e regionale, non sono Province a dover pagare la disaffezione della gente verso il ceto politico, ma è da queste che occorre ripartire per gettare le basi di un rinnovamento radicale. Abbiamo rappresentato con forza al Segretario la inaccettabilità di un processo di riforma, che ribadiamo essenziale al Paese, se sistemico su tutti i livelli di governo, se operato con la dovuta partecipazione di tutti i livelli istituzionali e se ispirato alle norme che lo Stato si è dato, senza sopraffazione ed eccezione alcuna. L’appello che abbiamo oggi rivolto al partito non è rimasto inascoltato, condividendo il Segretario Alfano l’inquietudine dei tanti Presidenti di Provincia preoccupati per le sorti non dei loro incarichi, come si lascia credere, ma dei cittadini, dei servizi sinora resi alla gente, alla rappresentanza che viene meno e alla democraticità di un sistema, quello provinciale che a differenza di altri non ha rivelato sprechi clamorosi o malversazioni come quelle registrate negli ultimi tempi dalla cronaca regionale.
Il Segretario ci ha assicurato un impegno a rivedere questo riordino frammentario, debole ed irragionevole, soprattutto nei confronti di alcun realtà provinciali: si pensi alle ingovernabili dimensioni della futura provincia di Latina e Frosinone, o quella di Prato spazzata via per essere accorpata alla città metropolitana. Quali rappresentanti del Pdl abbiamo chiesto un impegno al partito ed il Segretario non ci ha negato l’appoggio a sostenere una battaglia che merita di essere combattuta anche dalle altre forze politiche in Parlamento, rimaste nell’ombra vittime di un atteggiamento di basso profilo che non fa bene all’Italia.
La nostra non è una battaglia dei campanilismi ma una campagna di sensibilizzazione a favore di un processo di riforma serio, che veda certamente ridotti gli apparati di governo, ma quelli inutili, e non di operazioni dagli imprecisati ritorni economici a suon di decretazione d’urgenza in barba alle norme ed alla democraticità dell’Intero Paese. Dalla riunione dunque segnali positivi, nella direzione di una valorizzazione del livello di governo provinciale, ridimensionata secondo parametri tagliati sulle singole realtà ed identità, a rafforzare un ruolo ed una presenza territoriale più forte, mediante concentrazione di funzioni ed un dimagrimento di degli altri livelli di governo presso i quali più difficile è il controllo del cittadino. Un’apertura dunque che fa ben sperare per il mantenimento di servizi importanti: manutenzione della scuole, delle strade, tutela dell’ambiente, formazione professionale, vincolo idrogeologico, tutela delle acque presso un presidio prossimo alla gente.
Armando Cusani