di Pierfederico Pernarella
Oltre la recinzione in legno, che si tiene in piedi per miracolo, svetta uno scheletro di cemento appiccicato agli spogliatoi, in parte sventrati, dello stadio «Mario Colavolpe». Buttati qui e là ci sono pezzi di legno, ferraglia arrugginita e sacchetti di cemento ormai indurito. Regnano la desolazione e il silenzio, fatta eccezione per le folate di vento e il verso delle ranocchie che si sono impossessate della buca che avrebbe dovuto ospitare, chissà, una vasca. Difficile dirlo perché difficile è venire a capo del guazzabuglio, forse il più grave dei tanti, troppi scandali che costellano la galassia senza fondo delle opere pubbliche della città. L’appalto della piscina risale addirittura al settembre del 2005 e da allora ne sono accaduti di imprevisti e episodi singolari. C’è l’imbarazzo della scelta. Si potrebbe però iniziare dalla voltura del contratto che viene effettuata poco tempo dopo l’aggiudicazione dell’opera, per un importo a base d’asta di 731.555 euro. Nel 2006 succede infatti che l’associazione temporanea d’imprese composta dalla «Abbate costruzioni» e la «Edilprogetti», che si era aggiudicata, la gara voltura il contratto a un’altra ditta, la «M. A. Costruzioni Pubbliche». Il passaggio viene fatto quando i lavori non sono ancora iniziati ma l’aspetto singolare è che la società che subentra ha lo stesso indirizzo di una di quelle che aveva ceduto l’appalto. La «Abbate Costruzioni» e la «M. A. Costruzioni Pubbliche» hanno la stessa sede legale: via Giudice Falcone, Marcianise, Caserta. Di più, oltre all’indirizzo, le società condividono lo stesso numero telefonico. Tutto normale? Forse, chissà. Anche se, pur volendo sorvolare su questa girandola di ditte campane, di normale c’è ben poco nell’opera della piscina comunale. A nulla è servito affidare il project financing per la copertura in cambio di una gestione pluriennale dell’impianto alla «L. G. Costruzioni», ditta di proprietà della famiglia del consigliere comunale Alfredo Lauretti. I lavori sono fermi da più di un anno. Dopo aver approvato l’ampliamento del complesso è saltata fuori la faccenda dei terreni inquinati. E dunque vai con i sopralluoghi e le bonifiche. Intanto, a nuotare sono solo le ranocchie. Beate loro.
FLOP DA MEDAGLIA D’ORO
Anche il Comune Terracina, nel suo piccolo, si era tuffato nella grande abbuffata dei cantieri previsti e mai consegnati per i Mondiali di nuoto che si sono svolti a Roma l’estate scorsa. La rivisitazione del progetto iniziale, con l’allargamento della vasca a dimensioni olimpiche, venne presentato e approvato proprio alla luce della possibilità che l’impianto di San Martino potesse essere utilizzato per gli allenamenti. Nell’estate del 2008 l’assessore ai Lavori Pubblici Franco Ferrari non ebbe alcuna remora nel rassicurare che i lavori, nonostante i ritardi accumulati fino allora, sarebbero terminati per tempo. Inutile dire come è andata a finire.
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