Per i primi ottanta anni della società biancoceleste ricevetti l’incarico di dare alle stampe un volume che fermasse il ricordo su quello che negli anni era stata l’epopea del calcio terracinese, prima sotto il nome di Di Biagio e successivamente come Terracina calcio.
In meno di dieci giorni, dalla data fissata per i festeggiamenti, il libro fu organizzato (soprattutto con documenti fotografici importanti provenienti quasi tutti dalla sterminata collezione di Mario Colavolpe) e la prefazione scritta da Nando Martellini, grandissimo telecronista televisivo e amico di Terracina e del calcio terracinese.
Riproponiamo, in stralcio, uno dei capitoli contenuti in quel libro, in onore della vittoria della Coppa Italia di Eccellenza, ottenuta il 7 febbraio 2024 a Tivoli.
La Di Biagio dal 1925 al 1945.La storia calcistica terracinese affonda le sue radici nella “notte dei tempi”.
L’inizio dell’attività sportiva si pone addirittura agli albori della nascita e conseguente sviluppo del movimento calcistico nazionale.
I “Tigrotti” nei primi anni del 1900 si confrontavano con realtà calcistiche consolidate, con scontri sul campo e anche fuori dal rettangolo di gioco, con avversari che si chiamavano: Testaccio, Trastevere, Ostiense, Mandrione, quartieri-città della Roma popolare, autentica e verace, declamata anche dalla poetica di Trilussa, Pinelli e Pascarella.
Tempi formidabili, pionieristici e per certi aspetti eroici, che hanno segnato un’epoca nella vita sportiva e sociale di Terracina.
Una società costituita sull’amore viscerale per la propria città e per quello che aveva rappresentato nel corso della sua millenaria storia, e poi anche per il gioco del calcio.
E’ nelle carte ufficiali che l’epica pedatoria ebbe inizio nel 1925 per volontà di un gruppo di amici: Alfredo Morganti, Giannino Di Biagio, Giuseppe Bizzarri, Antonio D’Onofrio, Leonida Mangoni.
Alla presidenza del sodalizio fu eletto presidente Bonaventura Matthias, sul quale, considerata la solida disponibilità finanziaria, gravava tutto o quasi l’onerosa gestione.
Con questi cromosomi nacque la Di Biagio, in onore dell’aviatore terracinese Francesco Di Biagio, Medaglia d’Oro al Valor Militare, caduto sotto i colpi del nemico negli eventi bellici della Grande Guerra.
Dal 1925 al 1927 la Di Biagio svolse attività sportiva soltanto a carattere locale, con incontri amichevoli e formazioni improvvisate.
Il primo terreno di gioco della Di Biagio fu quello dell’ex Casa del Fascio, dove oggi c’è il mercato Marina, tra via Sarti e via Del Rio.
Dopo qualche stagione, la squadra si trasferì presso il campo sportivo della Riserva del Buon Governo – l’ex mazzatora – appena fuori dal centro urbano della città.
Ancora qualche anno e la Di Biagio torna a giocare nel centro cittadino: dove oggi c’è l’ex Centro Turistico di via del Molo, per trasferirsi successivamente in via Cristoforo Colombo, zona pineta.
Dal 1927 l’attività sportiva inizia ad avere un fitto calendario d’appuntamenti agonistici.
Nel ’27 il punto di forza della formazione era rappresentato dal romano Adolfo Della Santa, meglio conosciuto con il soprannome di “fofetto”, nomignolo che gli era stato affibbiato per il suo modo estroso ed originale di interpretare il gioco del calcio.
Fu proprio Adolfo Della Santa a convincere il presidente Matthias ad affiliare la Di Biagio alla Lega Calcio, cosa che avvenne nel 1927.
Il primo campionato disputato fu quello di 3° Divisione laziale.
Prima della sospensione dell’attività agonistica, a causa della Seconda Guerra Mondiale, la Di Biagio vinse nell’anno 1929/30 il campionato di 3° Divisione, nel 1930/31 quello di 2° Divisione, nel 1936/37 arrivò addirittura seconda alla Roma.
Il Terracina calcio – Di Biagio dal 1944 al 1989.
La ricerca delle testimonianze del passato, per raccontare in maniera attendibile la vera storia del calcio terracinese non è stata favorevole.
Ricordi, documenti, alcuni veri e propri cimeli d’epoca ci permettono in ogni modo di avere un quadro d’insieme soddisfacente per non perdere la memoria di quello che la società ha fatto nel corso dei decenni.
Dopo il decesso di Mario Colavolpe, uno dei pochi superstiti della squadra che mosse i primi passi negli anni ’25- ’26, si contano sulle dita di una mano i protagonisti ancora in vita.
Detto degli anni di fondazione, l’avvenuta promozione in 1° Divisione spinse il gruppo di soci, con Renato Perroni, a ristrutturare l’associazione sportiva (anno 1947), operazione ufficializzata con rogito notarile del dr. Andrea Longo il primo ottobre del 1949.
In seguito alla firma del notaio fu nominato il Consiglio direttivo provvisorio con alla presidenza lo stesso Renato Perroni, mentre Renato Condorelli ed Ermanno Adrower assumevano la vice presidenza, Ofelio Palmacci divenne invece il segretario mentre Tommaso Di Pinto il cassiere.
A Giacomo Percoco fu affidato l’incarico di trovare un locale da destinare a sede della società.
Si stabilirono infine anche le cifre d’ingresso alla società: per i soci ordinari 500 lire, per i sostenitori 5.000 lire, per i benemeriti 10.000 lire
La squadra si spostò anche dal terreno di gioco su cui si cimentava passando al campo della “Riserva del Buon Governo” dove poi fu edificato l’ex mattatoio comunale in via Delle Industrie.
Ancora un campionato (1947/1948) in 1° Divisione Laziale con gli allenatori: Della Santa e Canestrelli, poi il salto di categoria nel campionato di Promozione.
Ricordiamo tra gli altri i calciatori: Adolfo Della Santa, Francesco Cervini, Domenico Testa, Vincenzo Percoco detto “cuccitto”, i fratelli Alberto, Renato ed Emanuele d’Andrea, Mario Loffredo, Giacomo Percoco, Mario Longo, i fratelli Virgilio ed Emilio Marchetti, Piccini, Fernando De Andreis, alias “la paitita”, i tre fratelli Faiola, Ugo Simoneschi, Mario Percoco soprannominato “baccitto”, Nicola Asfogo, Vincenzo Fontana detto “Zamora” per i suoi prodigiosi e spettacolari interventi tra i legni della porta, Salvatore Jovane, Luigi Marzullo, Pasquale Masella, Severino e Cetto Nardi, Gay, Manfredonia, Sodi, Pace, Zenobi, ed ovviamente Mario Colavolpe e Olferino Di Spigno, questi ultimi vere glorie dei tigrotti terracinesi.
In tempi successivi ricordiamo i fratelli Cappucci, Sergio Salvadori, Luigi Lecci, Melloni.
Poi vennero a sostenere dal campo i biancocelesti: Roberto Di Spigno, Vittorio De Simone, Costa, Baciocchi, Sandro Ciotti, Palazzi, Paccariè, Armini, Armillei, Gianni Feliciani, Danilo Tramonti, Giovanni Campi, Nino Marzullo, Enzo Di Sauro, Giovanni Marchetti.
Furono anni belli e travagliati.
Se da un lato la formazione era calcisticamente forte, la società, in perenne ristrettezza economica, passava da un commissariamento all’altro.
Con una presidenza pro-tempore, i tigrotti vinsero alla grande nel 1951/52 il campionato di Promozione, passando in IV° Serie.
Un avanzamento notevole se si pensa alle precarie condizioni economiche della società.
Di quel torneo di IV° Serie ricordiamo la reggenza di Palombi e Lamberto Venturi, il direttore sportivo Giuseppe Pernarella e la collaborazione di Vincenzo Dispenza.
Erano gli anni dove si giocava al calcio con l’idea della pura passione sportiva ma i giocatori comunque volevano essere retribuiti per le spese vive che sostenevano
Ed ecco allora il mecenate del calcio terracinese per antonomasia: Tobia Carucci.
Sotto le amorevoli cure di Bibi, del direttore sportivo Giuseppe Pernarella e dell’allenatore Mario Colavolpe, in prima squadra giunse una nutrita schiera di giovani calciatori: Florenzani, Coccia, Gallinari, De Angelis, Vanno, Masci, Di Girolamo, Bonelli, Cappelli, Bonfili, Verdemare, Di Manno, Parisella, Roberto e Sandro Di Spigno, Forte, Tacelli, Forzelin, Percoco, Marruco, Fabene, Giorgi I°, Di Meo, Coni, Di Lello, i fratelli Ciani, Pozzi, Lutero, Mettus, Martinelli, Massitti, Pizzutelle e Dino Pernarella.
Segretari erano Mario Alla ed Eraldo Sanguigni, magazziniere Franco Di Mauro, massaggiatore Giulio Ferrari alias “pappone”.
In quel periodo la Di Biagio – Terracina calcio vinse molto: arrivò a disputare due finali di IV° Serie, si aggiudicò due coppe Baldani (l’attuale Coppa Italia Dilettanti) e vari tornei.
Poi, però, giunsero gli anni bui, con l’alternanza alla guida della società di: Luigi Di Pinto, del direttore sportivo Battista Camillacci “alias Titta”, mentre alla vice presidenza c’era Gaetano Attanasio.
Seguirono, poi, le gestioni dei presidenti: Frainetti e De Cesare, quest’ultimo nell’anno 1977/78 raggiunse l’accordo per la fusione con la squadra aziendale della Fulgorcavi di Latina.
Tra gli allenatori di quel periodo da non dimenticare: Flacco Flamini, Merlin e Krietziu.
Everardo Longarini
Dal libro “Terracina Settanta” storie di calcio e vita terracinese.
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