– Iniziative sugli edifici pubblici, sui beni culturali, sull’edilizia scolastica e sulla viabilità dei comuni colpiti. E ancora: interventi di ricostruzione, dopo ogni calamità, codificati da una legge quadro. Sussidiarietà e responsabilizzazione delle comunità locali. Una zona franca o, comunque, un fisco più vantaggioso che favorisca la ripresa e freni lo spopolamento. Un piano di prevenzione del rischio sismico per l’intera Penisola.
Sono questi alcuni degli argomenti sollevati oggi nel corso dell’audizione in commissione Ambiente e territorio di Montecitorio dagli uffici di presidenza (Udp) dei consigli delle Regioni colpite dalla sequenza sismica iniziata il 24 agosto scorso, vale a dire Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. L’incontro si è svolto nel quadro di un’indagine conoscitiva sulla prevenzione antisismica e sui modelli di ricostruzione regionali.
Per quanto riguarda il Lazio è stato sottolineato che per la messa a norma degli edifici pubblici servirebbero somme ingenti. Le chiese laziali hanno un numero molto elevato di beni culturali chiusi o transennati proprio a causa del terremoto che ha colpito Marche e Valnerina dieci giorni fa. Altro punto delicato, toccato nel corso dell’audizione, le opzioni di intervento sull’edilizia scolastica. Sottolineata infine l’emergenza viabilità su Accumoli ed Amatrice, epicentro nel Reatino del sisma di agosto. Senza strade la ricostruzione diventa impossibile. L’Udp del Consiglio regionale del Lazio era rappresentato dal presidente Daniele Leodori, dal vicepresidente Mario Ciarla e dal consigliere segretario Giuseppe Simeone.
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Il Consiglio regionale del Lazio ha rinviato a martedì 22 novembre il voto sulla proposta di legge “Interventi per garantire la libertà di scelta educativa della famiglia” (proposta di legge n. 5), sottoscritta da diversi consiglieri di opposizione.
Nella seduta odierna l’Aula ha terminato la discussione generale sul provvedimento che interviene sulla normativa regionale in materia di diritto allo studio (legge 29 del 1992). Si tratta di un unico articolo che prevede l’introduzione di “buoni scuola” in favore delle famiglie per la copertura – anche parziale – delle spese per l’iscrizione e la frequenza a scuole paritarie. Nella prossima seduta, quindi, il Consiglio procederà all’esame degli emendamenti e del testo.
Il dibattito di oggi ha toccato i temi del diritto alla libertà di scelta educativa, della qualità del sistema scolastico e dell’opportunità o meno di introdurre un sostegno per le famiglie che intendono iscrivere i propri figli a scuole paritarie, in alternativa alle statali. In particolare, è stato criticato il meccanismo proposto per alleggerire le rette: un 25 per cento sull’importo annuale, ritenuto insufficiente per agevolare l’accesso da parte dei ceti meno abbienti.
La proposta di legge, approdata in commissione Diritto allo studio e Istruzionenell’aprile scorso, era stata oggetto di un lungo ciclo di audizioni, al termine del quale aveva incassato un parere contrario – in sede referente – votato della maggioranza dei consiglieri presenti.
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Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato la proposta di deliberazione consiliare n. 70 del 8 agosto 2016, “Variazione di bilancio ‘Trasferimenti correnti da Giunta Regionale’ ai sensi dell’art. 51 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 e successive modifiche”.
Con questo provvedimento viene allineato il bilancio del Consiglio regionale al bilancio della Regione Lazio (legge 18 del 31 dicembre 2015), con una variazione che prevede trasferimenti da parte della Giunta regionale al Consiglio regionale per 61 milioni di euro, anziché i 60 inizialmente preventivati. Tale nuovo trasferimento è già nella legge di bilancio che comprende anche i conti del Consiglio regionale. Insomma, si tratta di una modifica delle scritture contabili “interna” al sistema della contabilità regionale: non cambia lo stanziamento per il Consiglio previsto dalla legge di bilancio (documento quest’ultimo che ha tra le sue funzioni la funzione giuridica di autorizzazione alla spesa).
Durante l’ultima sessione di bilancio per gli esercizi 2016-2018 era stata approvata una proposta di fabbisogno del Consiglio regionale pari a 60.263.616 che prevedeva un trasferimento da parte della Giunta regionale pari a 60 milioni di euro come trasferimento corrente (a cui si aggiungono 202.916 euro per lo svolgimento delle attività delegate dall’AGCOM al Corecom secondo la convenzione tra l’Autorità e il comitato e 60.700 euro di altre entrate).
Tale previsione è quella riportata nella deliberazione consiliare n. 17 del 31 dicembre 2015. Tuttavia, durante la sessione di bilancio, il bilancio della Regione era stato emendato in modo da portare i trasferimenti dalla Giunta al Consiglio da 60 a 61 milioni di euro annui. Con la deliberazione consiliare n. 70 tale nuova previsione di 61 milioni di euro viene riportata anche nel documento contabile del Consiglio regionale del Lazio.
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La quarta commissione consiliare permanente, Bilancio, partecipazione, demanio e patrimonio, programmazione economico-finanziaria ha dato parere favorevole, a maggioranza, alla proposta di deliberazione consiliare n. 67, relativa all’approvazione del programma strategico regionale per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico 2016-2018.
Il programma, previsto all’articolo 10 della legge regionale 13/2008, è finanziato con 165,8 milioni di euro tra fondi regionali (68,5 milioni), statali (21 milioni) e comunitari (76,3 milioni dal Por Fesr) destinati alla realizzazione di quattro obiettivi strategici: investimenti per la ricerca pubblica e privata (54,4 milioni); sostegno all’innovazione, al trasferimento tecnologico e allo sviluppo di reti d’impresa (50,9 milioni; sostegno ai settori prioritari, distretti tecnologici, cluster e smart specialisation (59,5 milioni); pianificazione strategica, monitoraggio, valutazione e comunicazione (1 milione). La proposta di deliberazione, che ha ottenuto il parere favorevole condizionato all’accoglimento di un emendamento dell’assessore al Bilancio, Alessandra Sartore, dovrà adesso tornare in ottava commissione per il parere definitivo prima dell’approdo nell’Aula consiliare.
Via libera, sempre a maggioranza, anche alle disposizioni finanziarie della proposta di legge regionale n. 298 del 29 ottobre 2015, “Norme per la realizzazione, manutenzione, gestione, promozione e valorizzazione dei grandi itinerari culturali europei, delle vie consolari romane e del patrimonio escursionistico della Regione Lazio. Modifiche articolo 12 l. r. 6/8/2007 n. 13”. Con due emendamenti dell’assessore al Bilancio, Sartore, si stabilisce l’istituzione di due appositi fondi, rispettivamente di parte corrente e in conto capitale, per la promozione della RCL, vale a dire la Rete dei cammini della Regione Lazio. Lo stanziamento complessivo è di 700.000 euro per gli anni 2017 e 2018.
Si stabilisce altresì che alla copertura degli oneri derivanti dalla legge possono concorrere risorse iscritte in alcuni specifici programmi del bilancio regionale (“Viabilità e infrastrutture stradali”, “Urbanistica e assetto del territorio”, “Sviluppo e valorizzazione del turismo”), nonché le risorse iscritte nell’ambito della programmazione europea 2014-2020, finanziati dai Fondi strutturali europei. Prima dell’esame da parte dell’Aula, la proposta di legge dovrà tornare in commissione Cultura per il parere finale.
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È Angelo Tanese il nuovo direttore generale della Asl Roma 1, nata dall’accorpamento di tre preesistenti aziende: la Rm/A, la Rm/E e l’ospedale San Filippo Neri.
Il decreto di nomina è stato votato a maggioranza dalla commissione Politiche sociali e salute (otto consiglieri favorevoli, tre contrari) al termine di una seduta contrassegnata da una relazione – resa a porte chiuse dal dirigente della cabina di regia sulla sanità regionale, Alessio D’Amato – rispetto all’inchiesta in corso che coinvolge l’ospedale San Camillo su alcuni appalti.
Gli altri due decreti di nomina a direttore generale della Asl Roma 2 e dell’Ifo sono stati rinviati alla prossima seduta in programma giovedì 10 novembre, in presenza di esponenti dell’avvocatura regionale per meglio approfondire la compatibilità degli atti in questione con le attuali disposizioni sui limiti d’età previsti per le figure apicali della pubblica amministrazione.
Tanese, 50 anni, passa dunque a dirigere, con un mandato triennale, l’azienda di cui era attualmente commissario straordinario. Laureato in economia delle amministrazioni pubbliche all’università Bocconi, si è specializzato presso l’Institut d’Etudes Politiques di Parigi. Ha ricoperto incarichi dirigenziali in diverse aziende pubbliche ed è uno dei principali esperti a livello nazionale di management sanitario. Dal 2003 è docente di organizzazione aziendale presso la facoltà di scienze sociali dell’università di Chieti e dal 2013 insegna management sanitario presso l’ateneo di Tor Vergata. Al suo attivo, numerose pubblicazioni sui temi del cambiamento organizzativo, della valutazione e della rendicontazione nelle amministrazioni pubbliche, con particolare attenzione alle aziende sanitarie.
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Formazione: dipendenti provincia Viterbo chiedono assorbimento
Audizione oggi in ottava commissione del Consiglio regionale del Lazio sulle problematiche della formazione professionale. Tra gli invitati, solo la RSU sede centrale dell’area vasta di Viterbo ha risposto all’appello, per illustrare, attraverso il proprio rappresentante, la situazione dei lavoratori della formazione della provincia viterbese. Assunti 12 anni or sono, ad oggi non risultano ancora ricollocati presso la Regione, nonostante l’assorbimento deciso dalla legge n. 56 del 2014, la “legge Delrio”, delle funzioni di formazione, dapprima esercitate dalla Provincia.
Il problema, a detta dei sindacalisti, nasce dal fatto che questi lavoratori non erano ricompresi in una prima delibera dell’area vasta della provincia di Viterbo, dello scorso febbraio. Ma in seguito, nel mese di agosto, un decreto del presidente dell’area vasta ha riconosciuto ad essi lo status di dipendenti a tempo indeterminato della Provincia, per quanto con contratto di diritto privato. Ragion per cui essi rientrano a pieno titolo nella previsione della Delrio, ha argomentato l’avvocato che sta patrocinando il ricorso straordinario al Capo dello stato da essi presentato.
I consiglieri di minoranza presenti in audizione hanno sottolineato l’importanza di quest’ultimo passaggio, che a loro avviso mette la Regione in condizioni di poter prendere in carico questi lavoratori anche a livello giuridico, tanto più che il costo già sopportato dall’ente per questi dipendenti non può restare privo di una base giuridica. Si è chiesto quindi da più parti agli uffici regionali di dare una soluzione a questa situazione.
I rappresentanti dell’assessorato alla formazione hanno chiarito che il problema principale è quello dello stato giuridico dei lavoratori, dipendenti con contratto di diritto privato. Il regime contrattuale potrebbe essere il motivo per cui nella prima delibera queste unità di personale non erano state ricomprese tra quelle da assorbire. Trattasi tra l’altro di un unicum, poiché in altre province la formazione è gestita in house, mentre a Viterbo i dipendenti addetti ad essa erano provinciali e tali sono a tutt’oggi, visto che l’assorbimento regionale previsto dalla Delrio nel loro caso non ha avuto luogo.
La Regione, in considerazione delle funzioni svolte, si è fatta carico di questo personale dal punto di vista economico e lo scorso 20 settembre ha concesso all’area vasta della provincia di Viterbo circa due milioni di euro per attività di formazione, tra cui rientrano anche gli emolumenti da corrispondere ai lavoratori. La soluzione del problema, secondo l’assessorato, è però, a causa delle implicazioni giuridiche già dette, di competenza della struttura regionale che si occupa del personale, che sta già effettuando un’istruttoria ad hoc.