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Cronaca

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D’Amore e di libertà, in scena sabato al teatro Luigi Pistilli di Cori

scritto da Redazione
D’Amore e di libertà, in scena sabato al teatro Luigi Pistilli di Cori

Sabato 21 dicembre alle ore 18.00 andrà in scena al teatro ‘Luigi Pistilli’ di Cori (LT) lo spettacolo di teatro-danza ‘D’amore e di Libertà’, su testo di Antonio Veneziani, musiche di Eugenio Vicedomini, scenografie di Serge Uberti.

 

Scritto appunto da Antonio Veneziani, uno dei maggiori poeti italiani, e coreografato e danzato da Maria Borgese, ‘D’amore e di Libertà’ narra la storia di Maria Elisabetta, detta “La Bella Lisa”, una briganta, poetessa, conoscitrice di erbe e stagioni, stratega e capace di amare senza maschere. L’ambientazione sono i Monti Lepini dove ha vissuto e operato. Lo spettacolo vede in scena solo la Borgese sovrastata da un quadro del maestro Serge Uberti. È un teatro povero, che più che stupire vuole farsi godere e far pensare.

 

La Bella Lisa è un personaggio storico, la cui fama ha travalicato i Monti Lepini, in cui la briganta ha vissuto e combattuto contro l’ingiustizia. Si tratta di una donna libera, una donna colta – si narra infatti che avesse studiato per fare la maestra –, una donna che non è rimasta a guardare l’orrore generato dal potere maschile. Proprio per questo la sua fama è andata oltre lo spazio e il tempo. Per esempio, già nel libro “Memorie di Gasparoni” di Pietro Masi e in “Brigantesse” di Valentino Romano viene riportata la seguente notizia: «Il 28 agosto del 1809 la forza pubblica riuscì ad assediare il brigante Giovanni Rita di Giuliano in un bosco nelle montagne di Sezze, dove, per precauzione, in una grotta stava nascosta la sua compagna, e briganta anch’essa, Maria Elisabetta. La forza armata era numerosa e guidata dal prevosto Capucci e il capo degli sbirri era Bargello. Dopo essersi battuto a lungo, assieme ai suoi compagni il brigante riesce ad aprirsi un varco; ma da lontano sente la voce de La Bella Lisa (questo era il soprannome di Maria Elisabetta) che lo supplica di non abbandonarla nelle mani dei gendarmi. Giovanni torna indietro e si apposta a protezione della grotta spara e ha già ucciso diciotto soldati quando, colpito alla coscia sinistra in maniera letale, cade. Allora i soldati gli piombano addosso e gli recidono la testa, obbligando Maria Elisabetta ad accarezzare e pettinare la treccia che Giovanni Rita portava. La brigantessa non si tira indietro e rende onore al marito dichiarando il suo disprezzo per i gendarmi e che aver ucciso Giovanni farà perdere molte pecore al loro ovile… Il 30 agosto 1809, un boscaiolo trova sulla riva di un ruscello della Semprevisa, il corpo di una donna. Si dice che accanto vi fosse scritto: “Vissi d’amore e di libertà e d’amore mori”».

Ingresso 3 euro.

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