I comuni non ce la fanno più, sono esasperati, preoccupati, sentono che o entro agosto succede qualcosa oppure tutto il sistema sarà “condannato a morte“; i tagli di tre miliardi confermati nel dl pagamenti, sostengono, non sia più sostenibile se non al prezzo di mettere a rischio la stessa tenuta sociale. Il quadro certo non confortante è emerso dall’Ufficio di Presidenza dell’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani, riunita oggi a Roma per discutere della difficile situazione economica degli enti locali, che “a forza di scivolamenti delle riscossioni dei tributi“, e della spending review, non sono in grado di chiudere i bilanci.
“Ad oggi – ha detto Alessandro Cattaneo, presidente facente funzione dell’associazione e sindaco pidiellino di Pavia – sono l’85% i Comuni che non hanno approvati i bilanci o non sono in grado di farlo. E se si continua così – ha ribadito – il sistema dei Comuni collassa. Siamo molto delusi che il presidente del Consiglio, nonostante la nostra richiesta, non ci abbia ancora ricevuti“. Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno e coordinatore nazionale delle Anci regionali, insiste: “in sette anni – ha detto – noi abbiamo restituito al debito pubblico 15 miliardi di euro. Chiunque capirebbe che non si può continuare per questa strada, fino a che punto si può arrivare“. Cosimi fa un esempio per rendere più chiaro lo stato in cui versano i Comuni: “Sulle scuole materne per esempio, noi surroghiamo per il 60% le spese che poi non ci sono restituite“. La richiesta dei sindaci è dunque quella di “fermare tutto e di sedere al tavolo della riforma della tassazione locale“. Se non si percorrerà questa strada, continuano i sindaci, in settembre ci sarà un ‘ingorgo’ che ricadrà sui comuni e di conseguenza sui cittadini.