MAFIA. LEOLUCA ORLANDO: GRASSO AL MAXIPROCESSO ERA SOLO. “LUI NON LO AMMETTERÀ MAI, MA ERA SOLO”.
“Grasso era solo al Maxiprocesso. Lui non lo ammetterà mai, ma era solo“, così Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, intervenuto durante la conferenza stampa di presentazione dell’app NOma. Luoghi e storie NOmafia in corso alla sala Koch di Palazzo Madama a Roma.
REGIONI. GIANI (TOSCANA): BASTA CON QUELLE A STATUTO SPECIALE/VD. PRESIDENTE ASSEMBLEA: CHIARIRE LINEA NAZIONALE MA SONO INSENSATE
“Basta con le Regioni a statuto speciale” e un chiarimento sulla composizione della macro-regione. È quanto chiede il presidente dell’assemblea toscana, Eugenio Giani interpellato sull’ipotesi di fusione tra Toscana, Marche e umbria. “Penso che non possiamo fare le cose a livello regionale se non abbiamo un’indicazione nazionale – ha chiarito-. Se l’indicazione sarà quella di andare su un numero di macro-regioni che è quella di crearne 5-6, è evidente che allora mettiamo insieme tutti, Toscana-Marche-Umbria e anche Abruzzo. Se l’indicazione sarà come quella di Diocleziano, che nel 247 dopo Cristo aveva previsto nell’organizzazione dell’impero romano che le Regioni in Italia fossero 12, è evidente allora che probabilmente non c’entrano neanche le Marche, è bene che la Toscana si leghi all’Umbria“.
Giani, però, rinnova anche la sua invettiva contro le Regioni a statuto speciale: “E’ inutile pensare a Toscana-Marche-Umbria quando rimane una Regione come la Valle d’Aosta che ha un’unica Provincia. Deve esserci anche la volontà politica finalmente, 70 anni dopo la Costituzione – ha aggiunto-, di dire che le Regioni a statuto speciale non hanno più alcun senso. Non vi può essere la differenza fra 15 Regioni come la Toscana che hanno “x” poteri e 5 Regioni che hanno poteri e soldi in più“.
Una divaricazione che il presidente dell’assemblea toscana ha avvertito anche per esperienza personale: “Quando io vado a vedere da delegato del Coni una partita di una squadra di Firenze con una squadra sarda mi rendo conto che magari la loro Regione alla squadra da’ centinaia di migliaia di euro, perché ha i soldi per farlo e io in Toscana non li ho: si crea una situazione di oggettiva ingiustizia. Quindi, basta con queste Regioni a statuto speciale”.
RIFIUTI, SANTORI: RENZI ACCENDE 8 GASSIFICATORI, ZINGARETTI ASSENTE
“Il governo Renzi ha posto la pietra tombale sul territorio di Malagrotta, mentre Zingaretti era assente ingiustificato. Il presidente della regione, infatti, è scappato dalla Conferenza Stato-Regioni, che nel frattempo ha approvato, con il solo voto contrario della Campania e della Lombardia e la clamorosa assenza del Lazio, l’accensione di due linee di gassificazione che devasteranno il quadrante ovest della periferia della capitale che brucerà i rifiuti di tutta la Capitale, del Vaticano e di alcuni comuni limitrofi assorbendo i rifiuti degli impianti di Roccacencia, Salario e Malagrotta. E’ il fallimento di un’intera classe politica del centrosinistra che ad ogni livello aveva promesso di tutelare il territorio e l’ambiente prendendosi gioco delle associazioni ambientaliste. Il suo programma elettorale che parlava di rifiuti zero è diventata carta straccia e non c’è dubbio che si tratta dell’ennesima bugia di ZeroZingaretti che non si smentisce favorendo come al solito i soli poteri forti calpestando la salute dei cittadini“. Lo dichiara in una nota Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio, in merito all’annuncio del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti relativo alla realizzazione di una rete nazionale di ‘termovalorizzatori‘ contenuta nell’art. 35 dello Sblocca Italia, che prevede la realizzazione di 8 termovalorizzatori.
“Tutti ricordano Zingaretti e Marino che sbandieravano la chiusura di Malagrotta e promettevano il risanamento ambientale. Ora il presidente della regione riferisca in consiglio sulla sua assenza, perchè ha commesso un alto tradimento e si è macchiato di codardia“, conclude Santori.
COMUNE. AFFITTI, ALEMANNO: NEL 2012 IN VENDITA IMMOBILI CONTESTATI
“Con la delibera n. 43 approvata dall’Assemblea Capitolina il 4 ottobre del 2012, a pochi mesi dalla fine del mio mandato da Sindaco, approvammo un’importante operazione di dismissione del patrimonio residenziale e non residenziale di proprietà di Roma Capitale, il cui introito era stimato intorno ai 230mln di euro. Con quell’atto amministrativo veniva dato mandato agli uffici competenti del Comune di avviare le procedure per la vendita di quegli immobili e contestualmente si vincolavano i ricavi ottenuti dalle dismissioni per l’85% in opere pubbliche e per il restante 15% in progetti di autorecupero e realizzazione di nuovi alloggi Erp. Ma il dato vero, eclatante, che emerge semplicemente confrontando l’elenco degli immobili messi in vendita nella nostra delibera e quelli contenuti nella cosiddetta ‘lista Tronca’ è che, se quel piano avviato dal centrodestra non fosse stato messo nel cassetto e poi addirittura stracciato da Marino nel 2015, il caso ‘Affittopoli‘ oggi sarebbe praticamente risolto. Infatti, dei 571 immobili finiti oggi sotto nell’inchiesta del Commissario Tronca ben 411 erano stati messi in vendita con la nostra delibera, a dimostrazione che né il precedente piano di dismissione di Veltroni risalente al 2007, né tantomeno il sindaco Marino avevano mai messo mano alla questione, lasciandola semplicemente silenziata in qualche cassetto degli uffici del Patrimonio. La realtà è che Roma paga ancora oggi le scelte fatte dalla sinistra in trent’anni di governo di questa città. Da una parte i danni anche sociali causati dal piano dismissioni di Veltroni improntato al falso buonismo che di fatto legalizzava le occupazioni abusive, riconoscendo nella delibera n. 206 del 2007 una quota pari al 25% da riservare agli occupanti. Dall’altra parte, la Capitale sconta le scelte ingiustificate di Ignazio Marino, che invece di vantarsi oggi di aver fatto luce sul problema degli affitti stracciati, dovrebbe spiegare ai cittadini perché decise di bloccare il nostro piano di dismissioni che, con la vendita di oltre il 70% degli immobili oggi contestati, avrebbe di fatto risolto il caso ‘Affittopoli’“. Così in un comunicato Gianni Alemanno.
SANITÀ. BERSANI: È PRIVATIZZAZIONE, NON PIÙ ACCESSIBILE A NON RICCHI. “PRESIDENTI REGIONI PRESI IN GIRO CON I TAGLI NON APRONO BOCCA”
“E’ in corso una strisciante privatizzazione del sistema sanitario, senza che nessuno ne discuta“. E’ l’allarme che Pier Luigi Bersani lancia parlando a un convegno organizzato da Nens sulle nuove relazioni industriali.
“Sarà ora di dire -sottolinea- che ci si sta portando dove non vogliamo andare: i tagli alla sanità a botte di tre-quattro miliardi e poi vedrete che quando siamo a fine anno alle Regioni il governo darà mezzo miliardo e diranno che e’ un incremento. E i presidenti delle Regioni non aprono bocca“. Bersani osserva che ormai “chi ha i soldi e un buon reddito va ormai dal privato, tanto non perde tempo; chi non ha i soldi in tasca tende a non poter accedere alle prestazioni del servizio sanitario” per le carenze provocate dai tagli che creano file di attesa lunghissime. “E attenzione – continua l’ex ministro ed esponente Pd- che lato si sviluppano meccanismi di natura contrattuale dove sostanzialmente si chiama integrativo quello che via via diventa sostitutivo o che e’ comunque concorrenziale alle strutture pubbliche che andranno comunque mantenute e quindi noi avremo un incremento nella composizione pubblico-privato e nella spesa sanitaria micidiale“. Bersani conclude: “Occorre tenere presente il problema che prima o poi andra’ anche aperto in qualche sede politica, perche’ e’ una cosa non da poco“.
COMUNALI. STORACE: PREFERENZIALI INVECE DI STRISCE BLU, LUCI IN PERIFERIA
“Se fossi eletto sindaco farei dipingere di giallo le strisce blu per creare delle preferenziali dove far andare autobus e taxi. Mentre per la sicurezza è necessario garantire un’adeguata illuminazione dei quartieri perché la delinquenza prospera grazie al buio“. Così il candidato sindaco della Capitale, e leader de La Destra, Francesco Storace, intervistato su Radio dimensione suono Roma.
RIFIUTI. GALLETTI: SU INCENERITORI ATTO FIDUCIA VERSO REGIONI. MA TUTTE DEVONO OTTENERE TARGET UE: 65% DIFFERENZIATA E -10% PRODUZIONE
Ieri in conferenza Stato-Regioni sulla rete di inceneritori da realizzare in base all’art. 35 dello Sblocca Italia “abbiamo raggiunto un buon risultato sul delicato tema del sistema nazionale dei rifiuti definito dall’articolo 35 dello Sblocca Italia” con un piano che “prevede un aggiornamento annuale che tenga conto anche dei piani di smaltimento regionali”. Una volta “fatto questo atto di fiducia verso le Regioni, il piano individua ancora la necessita’, del Paese in questo caso, di incenerimento, che equivale a 8 termovalorizzatori“. Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, lo scrive nella Newsletter del ministero.
“Non era un passaggio facile. L’applicazione dell’ articolo 35 dello Sblocca Italia rompe di fatto il principio dell’autosufficienza, dello smaltimento dei rifiuti a livello regionale e si crea una rete di smaltimento dei rifiuti a livello nazionale“, spiega Galletti. “Il piano prevede un aggiornamento annuale che tenga conto anche dei piani di smaltimento regionali – dice il ministro- è chiaro, e lo voglio dire con chiarezza, che questo piano parte dal presupposto che tutte le regioni arrivino al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Europa, quindi al 65% di raccolta differenziata – da cui alcune Regioni oggi sono molto lontane – e che tutte colgano gli obiettivi di riduzione dei rifiuti del 10%“.
“Io sono fiducioso che il Paese, anche attraverso lo strumento dell’art. 35, possa superare la vergogna delle discariche dove ancora oggi finisce quasi il 40% dei rifiuti (in alcune regioni ancora oltre l’80%) – dice ancora Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente – l’Italia ha il dovere civile verso i propri cittadini, prima ancora che verso l’Europa che ci sanziona, di dotarsi di un sistema industriale di smaltimento dei rifiuti che punti al massimo sulla differenziata e sul recupero di materia e di energia, eliminando tutti i rischi per la salute pubblica e di contaminazione dell’ambiente“.
Questo, conclude Galletti, “è quello che stiamo facendo e contiamo di avere a fianco tutte le istituzioni. Le Regioni hanno dimostrato di voler collaborare costruttivamente a questo impegno“.
COMUNE, USB: DIPARTIMENTO SPOSTATO DA IMMOBILE PROPRIETÀ A UNO IN AFFITTO
“Perché Roma Capitale decide di spostare parte del Dipartimento per la Razionalizzazione della Spesa da un immobile di sua proprietà in uno per cui pagherà un affitto di 1.880.000 euro annui?“. Così in una nota Roberto Gallo, eletto Rsu dell’Usb al Comune di Roma.
“Mentre il Commissario Tronca si adopera per individuare le case di prestigio del Comune affittate a pochi soldi – prosegue la nota – non si accorge che la società RTL Prelios Integra, che da maggio 2015 si è aggiudicata l’appalto per la gestione del patrimonio immobiliare di Roma Capitale, fa parte dello stesso gruppo della Prelios RSG alla quale fa capo il fondo Fedora, titolare dell’immobile di via del Tritone 142, dove si intende trasferire quegli uffici del Dipartimento che da 30 anni sono in via Tiburtina 1163. La scoperta avviene per merito dei dipendenti comunali del Dipartimento per la Razionalizzazione della Spesa i quali, sulla base di atti pubblicati sul sito di Roma Capitale, hanno riscontrato che l’immobile di via del Tritone, utilizzato fino al novembre 2015 dai gruppi consiliari capitolini, è stato affittato con contratto stipulato nel maggio 2015 e valido fino al 2021, per un totale di 11.280.000 euro. Fra l’altro questo immobile non è di facile fruibilità da parte del personale (in maggioranza proveniente da fuori Roma) e dell’utenza in quanto del tutto sprovvisto di posti auto e moto, di possibilità di parcheggio e nemmeno di fermata per disabili, in quanto l’entrata si affaccia direttamente sulla corsia preferenziale di via del Tritone. Ci chiediamo con quali criteri di razionalizzazione vengono operate scelte di questo tipo, considerando anche l’incremento al traffico nel centro di Roma. Inoltre tra pochi mesi si renderà necessario trovare una nuova collocazione per i gruppi capitolini, che s’insedieranno dopo le elezioni e che sicuramente non andranno ad occupare il posto lasciato libero in via Tiburtina, ma si trasferiranno in nuovi immobili, probabilmente di prestigio, con ulteriori costi a carico del disastrato bilancio capitolino. Alla luce di questi fatti l’Usb proclamerà lo stato di agitazione“.