La cannabis è ”una droga pericolosa tutt’altro che leggera“. Lo afferma la presidente dell’Associazione scientifica Gruppo Tossicologi Forensi italiani (Gtfi), Elisabetta Bertol, commentando le affermazioni di Umberto Veronesi in merito all’opportunità di liberalizzare le droghe leggere. ”La ‘droga’ è ‘droga’ – sottolinea Bertol in una nota – e non è né pesante né leggera. Ciò soprattutto nei confronti della condotta di cessione a terzi, sia in minimi che rilevanti quantitativi, come nella condotta di detenzione a fini di cessione. Sono queste, infatti le sole condotte perseguibili penalmente, essendo l’uso personale o la detenzione ai fini di uso personale condotte già depenalizzate nel nostro ordinamento e sanzionate solo nella sfera amministrativa”.
Paesi da cui ”vogliamo trarre l’esempio – rileva – perseguivano penalmente anche il solo ‘possesso’ e noi invece siamo ora a proporre questa sorta di confusione giuridica tra legalizzazione, depenalizzazione e liberalizzazione che denota solo analfabetismo culturale”. Secondo l’esperta, ”il così diffuso uso di cannabis è fondamentalmente dovuto proprio alla sottostima dei gravi effetti comportamentali a causa del falso mito della sua presunta innocuità, oggi più che mai da sfatare per la più elevata concentrazione del principio attivo nelle preparazioni a causa di coltivazioni forzate o geneticamente modificate”. Una elevata concentrazione, avverte Bertol, ”che può portare anche a irreversibili danni a livello neuronale”.
La presidente dei tossicologi forensi ribadisce, pertanto, la ”pericolosità della cannabis, così come dell’alcol, del tabacco e di altre sostanze farmacologicamente attive” ma ”ingannevoli, perché generalmente non uccidono per overdose bensì, molto più subdolamente – conclude – per patologie correlate e per comportamenti a rischio anche a danno dell’incolumità altrui”.